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Sex roulette, allarme nel Regno Unito per la folle moda: fare sesso di gruppo con un partecipante sieropositivo, senza sapere chi è

Avrebbe avuto origine fra i ricchi e annoiati miliardari di Belgrado in Serbia, per poi arrivare in Spagna e spaventare i medici e chi da anni si batte per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse. Le prime segnalazione sono giunte da Barcellona, in Spagna, dove diversi medici hanno spiegato ai giornalisti de el Periodico di essersi ritrovati a dover curare persone ammalatesi durante queste feste

di Daniele Guido Gessa

La chiamano “sex roulette”, la roulette del sesso, quasi come una roulette russa, quella che si gioca con una pistola con un solo colpo nel tamburo. Avrebbe avuto origine fra i ricchi e annoiati miliardari di Belgrado in Serbia, per poi arrivare in Spagna e spaventare i medici e chi da anni si batte per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse. Ed ecco che ora – scrive la stampa britannica – è sbarcata anche nel Regno Unito questa nuova follia – o almeno incoscienza di gruppo – che prevede sesso senza limiti fra diverse persone mascherate, con un solo partecipante segretamente sieropositivo e soprattutto con un divieto: non si possono usare preservativi, ma chi vuole può prendere le pillole usate nella profilassi pre-esposizione per l’HIV, giusto per non lasciare tutto al caso. Ed è per questo che tali festini vengono chiamati anche “blue party”, per il colore di queste pillole, ora molto utilizzate nella comunità gay, ma non solo, per prevenire le infezioni.

Il primo allarme è giunto da Barcellona, in Spagna, dove diversi medici hanno spiegato ai giornalisti de el Periodico di essersi ritrovati a dover curare persone ammalatesi durante queste feste. Perché con la sex roulette, chiaramente, non ci si becca solo l’HIV, un’infezione che può rimanere latente anche per molti anni, ma anche malattie quali gonorrea o sifilide, sempre più presenti, prepotentemente, in Europa. Prima della Spagna era stata la volta della Serbia e l’anno scorso era salito alla ribalta delle cronache quanto denunciato alla stampa da alcune donne di Belgrado: nella città balcanica queste feste sarebbero molto frequenti, soprattutto negli ambienti più agiati, e aveva fatto notizia quanto rivelato in particolare da una di queste donne, e cioè che l’aspetto più apprezzato ed “eccitante” di questi party sarebbe proprio lo sfidare il destino, il caso o, a seconda dei punti di vista, i limiti del buon senso.

El Periodico ha riportato anche il parere del dottor Josep Mallolas, dell’Hospital Clinic di Barcellona, secondo il quale queste feste sono un chiaro segnale del fatto che la gente “non ha più paura dell’HIV”. I trattamenti farmacologici per ritardare l’insorgere dell’Aids, ormai utilizzati ovunque nel mondo occidentale, avrebbero insomma in un certo modo attenuato lo stigma attorno a chi ha contratto l’infezione e soprattutto avrebbero reso l’Aids una malattia assai meno spaventosa. Il medico catalano, che è responsabile di un centro di cura che ha in carico oltre 3mila persone sieropositive, ha poi confermato al giornale che ormai si tratta di una vera e propria moda e che questi ‘blue party’ sono sempre più apprezzati da persone assolutamente insospettabili e apparentemente con la testa sulle spalle. Rimane chiaramente il rischio delle ricostruzioni mediatiche che potrebbero rendere la cosa persino romantica, come ad esempio nel caso della descrizione dei partecipanti “mascherati” e “debosciati”, che sembra richiamare le feste di ‘Eyes Wide Shut’, il famoso film del 1999 diretto da Stanley Kubrick. Ma ora anche la stampa britannica lo sottolinea: l’allarme è serio. E all’incoscienza della gente non c’è mai fine.

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