“Quegli autovelox sono demenziali, pericolosi. Sono una truffa e ho detto a Parisi di toglierli, anzi vado io stesso a sradicarli personalmente”. Che sia scaltro e populista non c’è dubbio. Che sappia ribaltare le cose a suo favore, pure. Matteo Salvini viene beccato a farsi annullare una multa per eccesso di velocità come i politicanti della peggior specie e per uscire dall’imbarazzo che fa? S’improvvisa paladino della disobbedienza civile, invitando tutti i milanesi – chiamati per altro a votarlo come capolista alle prossime amministrative – a fare altrettanto. E chi non vorrebbe? Solo che i milanesi non hanno a disposizione due avvocati di partito e gli argomenti di Salvini. Il ricorso infatti non verte sui dispositivi sanzionatori, certo poco amati da tutti, quanto sul fatto che l’auto trasportava un politico che svolge “compiti istituzionali”, sottoposto per di più a “misure di sicurezza”. La balla col buco è però perfetta per evitare le punture della Zanzara (Radio24). Cruciani e Parenzo sono tornati sulla notizia riportata dal Fatto Quotidiano. Salvini lamenta tanta attenzione a quel ricorso e in un baleno lo rivendica come strumento di difesa dalle pretese predatorie del Comune. Sostiene anche di saperne poco o nulla perché presentato dall’autista Aurelio Locatelli e non da lui, autista che per altro Salvini avrebbe candidato a sua insaputa. “Non sapevo, davvero, che fosse stato candidato. Mica faccio le liste, io”, è la risposta usata per uscire da un vicolo che sembrava cieco. Le carte depositate dai legali Claudia Eccher e Christian Gecele però allegano la procura di Salvini, che non è mai andato a “sradicare” l’autovelox, mettendosi alla testa del popolo dei multati. In silenzio ha dato mandato ai legali del partito di chiedere l’annullamento. Giusto per evitare i 165 euro di sanzione e la perdita di tre punti per l’autista-candidato (a sua insaputa) (Video di Gisella Ruccia)

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