Il Partito Democratico, da Matteo Renzi in giù, ha giurato per mesi che non sono entrati in maggioranza, salvo poi accoglierli nei tavoli che contano come quello sulla giustizia. Ora però i verdiniani spostano qualche metro più in là l’asticella della fedeltà garantita al premier: non si limitano a votare le fiducie poste dal governo e le riforme costituzionali della Boschi in Senato, ma fanno anche campagna elettorale per i candidati dem. A Cosenza è sbarcato Denis Verdini, imputato in 5 processi e condannato a 2 anni per corruzione, al fianco di Carlo Guccione, candidato sindaco del Pd. Appoggiato anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, in città nelle stesse ore. E ora, se qualcuno ancora parla di appoggio esterno, potrebbe essere smentito da quella che sarà una foto simbolo: Ala non solo corre in aiuto del Pd ma parteciperà alla spartizione delle poltrone in caso l’ex assessore regionale dovesse essere eletto.

L’ultima prova di fedeltà era arrivata l’11 maggio alla Camera: Ala è andata a ingrossare le fila della maggioranza che aveva tradotto in legge il testo Cirinnà sulle unioni civili. Mantenendo la promessa fatta il 25 febbraio in occasione della fiducia votata alla Camera: “E’ chiaro – spiegava il capogruppo di Ala a Palazzo Madama, Lucio Barani – che d’ora in poi voteremo sempre la fiducia al governo”. Oggi il rapporto fa un passo in avanti: dopo una conferenza stampa prevista nel pomeriggio, verdiniani, renziani e minoranza Pd si ritrovano al cinema “Modernissimo” della città brutia. Già, perché se da una parte gli onori di casa spettano a Giacomo Mancini (illuminato sulla via di Verdini dopo essere stato ex parlamentare dei Democratici di sinistra e della Rosa nel Pugno, ma anche ex assessore del centrodestra di Giuseppe Scopelliti), dall’altra ci sono sia i democrat renziani che quelli della minoranza tra cui appunto il candidato a sindaco Guccione, “mister preferenze” e consigliere regionale del Pd.

A Cosenza, da molti salutata ormai come città laboratorio del Partito della Nazione, democratici e verdiniani rafforzano quindi con il sacro sigillo della condivisione della campagna elettorale quel patto di sangue stretto a Palazzo Madama, fino a oggi mai applicato esplicitamente a livello comunale, ma nei fatti esistente in diverse città chiamate al voto il 5 giugno. A Roma , dopo l’endorsement di Vincenzo D’Anna (“Una lista a sostegno di Giachetti la farei volentieri. Così come la feci l’anno scorso per De Luca”), il 12 maggio è arrivata l’ufficialità: “Abbiamo dei nostri candidati nelle liste di Giachetti”, spiegava il senatore Antonio Milo. A Napoli l’appoggio è ancora più concreto con le liste targate Ala a sostegno della democratica Valeria Valente. A Grosseto, poi, i simpatizzanti di Verdini saranno presenti con liste civiche.

Cosa che avviene anche a Cosenza, dove il timbro sulla santa alleanza con l’Alleanza Liberalpopolare-Autonomie l’aveva messo già diverse settimane fa Lorenzo Guerini. Su Guccione i dem hanno puntato dopo il ritiro della candidatura di Lucio Presta. Un ritiro, a 8 giorni della scadenza per la presentazione delle liste, che ha messo in serie difficoltà il Pd che, proprio per volere di Renzi, aveva accettato il manager dei vip con la condizione di non fare le primarie. Una scelta che non solo ha piegato lo statuto del partito ai diktat romani, ma ha anche spaccato la coalizione di centrosinistra provocando lo strappo dell’avvocato Enzo Paolini del Partito Socialista Europeo. Dopo aver fatto cadere il sindaco uscente Mario Occhiuto (di Forza Italia), infatti, quest’ultimo ha chiesto al Pd di fare le primarie. Il Pd gliele aveva prima garantite per poi  rimangiarsi la parola.

Tanto è bastato per sbattere la porta e portarsi dietro anche i voti del sottosegretario Tonino Gentile e del fratello Pino (entrambi dell’Ncd) che non hanno accettato il metodo con cui il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno e il suo fido Luigi Guglielmelli hanno scelto il candidato assieme all’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e alla moglie Enza Bruno Bossio, deputata e componente della Commissione parlamentare antimafia. Sono loro, infatti, i grandi manovratori di queste alleanze in salsa cosentina che solo in apparenza sembra vedere il Pd e Ala da una parte e Ncd dall’altra.

Il divorzio, infatti, rientrerà al ballottaggio quando il candidato di centrosinistra (Guccione o Enzo Paolini) vedrà ricomporsi il Partito della Nazione. Sempre che i giochini elettorali del Pd non abbiano rafforzato così tanto il sindaco uscente Occhiuto da rendergli possibile una vittoria al primo turno. Se questo dovesse avvenire, per il Partito democratico locale, per i verdiniani e per i fratelli Gentile non resterebbe che emigrare.

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