Chi vincerà la battaglia delle bricole nella laguna di Venezia? Il vecchio tradizionale legno o i materiali alternativi molto più resistenti? A sentire il Magistrato alle Acque e il Comune, che hanno concluso una lunga sperimentazione, la nuova frontiera è costituita dalla plastica. Seppur riciclata. Per il momento gli ambientalisti tacciono, eppure la questione è aperta e destinata a creare polemica. Perché un bosco di querce secolari deve essere piantato sull’acqua della Laguna di Venezia ogni 7 o 8 anni. Lo richiede l’usura a cui sono sottoposte le 3.500 bricole (grossi pali che a gruppi di tre indicano quali sono i canali navigabili) disseminate tra i canali e le isole, a cui vanno aggiunti almeno 20mila pali che vengono corrotti dall’acqua piena di salsedine. Se li si vuole sostituire, servono tronchi in legno resistente, migliaia di alberi da strappare alle montagne. Un danno all’ambiente, ma anche un costo diventato ormai insostenibile, dopo che il Magistrato alle Acque – a causa dello scandalo Mose che lo ha travolto – è confluito nel Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche. Sono finiti i bei tempi delle vacche grasse ed è per questo che è ormai pronta una rivoluzione che può far rabbrividire i tradizionalisti della Serenissima: le bricole in legno saranno sostituite da bricole in plastica.

Già da un paio d’anni è consentito ai privati installare paline in plastica a Venezia, eccetto che in Canal Grande, per evidenti ragioni di tutela artistica. Ora è il Provveditore delle Opere Pubbliche, Roberto Daniele, a richiedere la svolta. Anche perché i costi della manutenzione delle bricole in legno sono diventate insostenibili. E lo Stato da sette anni non fornisce più i fondi necessari al Magistrato alle Acque. Le bricole in materiale sintetico riguarderanno praticamente tutta la laguna dove sono impiegate per segnalare i canali di navigazione che conducono alle isole e alle bocche di porto.

Le somme in gioco sono importanti. Basti pensare che il cambio di una bricola in legno può costare dai 3.500 euro agli oltre 5mila. Siccome le bricole sono più di 7 mila, i costi complessivi stimati superano abbondantemente i 30 milioni di euro. Davanti a una commissione comunale, il provveditore Daniele ha detto: “Il ragionamento si riduce a questo: meglio privilegiare la sicurezza o l’estetica? Per me non ci sono alternative e la cittadinanza deve rendersi conto che è arrivato il momento di provare almeno un percorso pilota con pali in materiale alternativo”.

Il Comune non si è messo di traverso, anzi. Pochi giorni fa una delegazione di consiglieri si è recata ai cantieri Manin, sull’isola della Giudecca, per verificare l’ipotesi dell’uso di bricole in polietilene con anima d’acciaio e studiare l’approvazione da parte del consiglio comunale. Anche perché si moltiplicano le segnalazioni di pezzi di bricole in legno galleggiante, che costituiscono un pericolo per la navigazione interna in laguna. Il presidente della IV. Commissione, Renzo Scarpa, ha detto: 2Soluzioni diverse dal legno si sarebbero dovute pensare diverso tempo fa, per evitare il taglio di alberi preziosissimi per l’equilibrio ambientale”.

I consiglieri hanno osservato con attenzione un modello di grosso palo unico in plastica che dovrebbe sostituire i tre tradizionali che costituiscono le bricole. «E’ plastica riciclata al 100% e privata di tutte le impurità, di provenienza rigorosamente italiana – ha spiegato il progettista Giuseppe Albertini – resistentissima, e con buone caratteristiche anche per l’infissione. Il polietilene riduce l’instabilità del palo, oltre a presentare un’elasticità molto elevata».

Tutto così semplice? Possibile che non si trovino prodotti in legno trattato, alternativi alla plastica che da sempre viene considerata un flagello per le acque e l’ecosistema? La riduzione dei costi dovrebbe essere almeno del 40%. Ma con una considerazione sulla maggiore durata della plastica. Con i materiali più nobili, una bricola può durare dai 15 ai 20 anni, ma con un legno di qualità più scadente la vita è di 7-8 anni. Con la plastica si può arrivare fino a un massimo di 50 anni. Le bricole hanno un altro nemico, oltre all’acqua, i teredini, molluschi molto voraci. Si possono contrastare con guaine termorestringenti trasparenti, prodotte con Eva, un polimero di ethylene acetato. Si tratta di una specie di impermeabile che avvolge il palo da 50 centimetri sotto il fango fino al bagnasciuga.

Aggiornato alle 17.53 del 16 maggio 2016

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