Alla fine aveva ragione Claudio Lotito. “Se me porti su Carpi e Frosinone, squadre che non valgono un cazzo”. Per questa frase – pronunciata dal presidente della Lazio al telefono con Pino Iodice e registrata di nascosto – tanti l’anno scorso storsero il naso, ci sono state anche delle inchieste (alcune ancora aperte). Ma una stagione dopo proprio Carpi e Frosinone sono retrocesse. E si è salvato il Palermo, che ha fatto di tutto per andare in Serie B senza riuscirci. Lotito e tutta la Lega calcio probabilmente hanno tirato un sospiro di sollievo ieri sera al fischio finale. Ma ora già pensano al futuro.

Il Frosinone ha lottato per tutto il campionato con i propri mezzi modesti. Il Carpi ha sognato fino all’ultimo minuto, affossato dalla vittoria del Palermo contro il Verona già retrocesso, ma soprattutto dai due rigori sbagliati da Mbakogu con la Lazio. La verità, però, è che dopo 38 giornate tornano in Serie B le due squadre più deboli. E che avevano poco a che fare con la Serie A. I ciociari, pur mettendocela tutta, non hanno mai dato l’impressione di potersi salvare, conquistando lontano dal Matusa la miseria di 9 punti. Gli emiliani per un girone sono stati la squadra materasso del torneo. Poi si sono rimessi in carreggiata richiamando Castori e puntando sul gruppo storico, arrivando a un punto dal miracolo. Se però le due piccole neopromosse sono riuscite quantomeno ad essere competitive, il merito – o meglio il demerito – è stato delle altre. Di Palermo, Udinese, Sampdoria che hanno fatto quasi a gara per retrocedere: Zamparini ha cambiato nove allenatori, i friuliani hanno vissuto la peggior stagione degli ultimi vent’anni, Ferrero ha smantellato la squadra. In totale hanno fatto 28 punti in meno della scorsa stagione. In qualsiasi altro campionato sarebbero tutti finiti in Serie B con svariate giornate d’anticipo. Ma quest’anno no, perché c’era chi era peggio di loro, nonostante tutto.

Il pallone è lo sport più democratico del mondo perché concede una chance a tutti. Favole ce ne sono state e ce ne saranno ancora. Ma la Serie A, oltre a conquistarla, bisogna poi meritarsela sul campo. Carpi e Frosinone lo hanno fatto per la dignità con cui hanno lottato fino all’ultimo e per la passione dei tifosi. Ma non erano oggettivamente attrezzate per la massima serie: senza stadio, o con un impianto così piccolo da essere tutto esaurito ogni domenica con i soli abbonati; con un monte ingaggi irrisorio, inferiore ai 10 milioni di euro; con degli organici che non avrebbero fatto la differenza neppure in Serie B. La loro impresa sfiorata va applaudita, ma deve anche far riflettere. Tutto il campionato ne ha risentito: altri club che avrebbero meritato la retrocessione sono stati graziati, il livello complessivo è ulteriormente peggiorato. Per fare un esempio, lo scontro diretto dello scorso 13 marzo ha fatto registrare un ascolto di 335 spettatori su Mediaset Premium. Cifre da campionato regionali. Per questo Lotito aveva le sue ragioni: per il prodotto calcio la presenza di Carpi e Frosinone (o almeno, di questi Carpi e Frosinone: anche Sassuolo e Empoli sono piccoli, ma vincono con la forza dei soldi o delle idee) può essere un danno.

Adesso che loro non ci sono più è già tempo di guardare alla Serie A che verrà. Ci sarà il Cagliari, che riporta la Sardegna nel pallone che conta con una proprietà ambiziosa, e compensa la retrocessione del Verona. Poi il Crotone è già un’incognita: favola di bel calcio quest’anno, ma il prossimo? Il tecnico Juric è promesso al Genoa, tutti i pezzi migliori (da Budimir a Martella) sono appetiti dai grandi club. Può essere il nuovo Empoli, ma pure il Como o l’Ancona dei peggiori tempi. La terza arriverà dai playoff: una lotteria che mette insieme Bari (l’ottava piazza in Italia per spettatori nel 2015/2016), Pescara, Cesena, Spezia o Novara, che hanno dalla loro una tradizione discreta o mezzi economici importanti; ma anche il Trapani (che prima del 2013 non aveva neppure mai assaggiato la Serie B) o forse addirittura la Virtus Entella, rappresentativa della piccola Chiavari. Dovesse salire una di queste due, sarebbe divertente poter ascoltare i commenti di Lotito al telefono. Salvo poi non doversi ritrovare a dargli ragione un anno dopo.

Twitter: @lVendemiale

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