Uscito per Bradipo Libri e scritto dal giornalista Diego Mariottini, Dio, calcio e Milizia, racconta le gesta di Željko Ražnatović, conosciuto nel mondo come Arkan, uno dei più sanguinari, infimi e terribili criminali partoriti dalla ex Jugoslavia.

comandanteDa killer prezzolato dei servizi segreti a capo curva capace di trasformare gli ultras della Stella Rossa in assassini durante la guerra che ha logorato il Paese negli anni Novanta, da presidente dell’Obilic Football Klub di Belgrado, che nel 1998 vinse il campionato nazionale, alle epurazioni calcistiche dei giocatori non di origine serba, il libro attraverso le gesta di questo tremendo personaggio racconta la Jugoslavia, quello che fu.

Finché non possiedi una squadra di calcio forte e vincente non sei ancora nessuno, perché non hai ancora la visibilità giusta a livello globale. Tale è il motivo per cui Arkan decide di investire anche nel settore calcistico: non più “semplice” capo degli ultrà (la guerra è finita e almeno per ora non servono più Tigri da reclutare), bensì proprietario di un club di successo internazionale che avrebbe dato prestigio e ripulito il nome di una persona troppo legata a un passato di sangue ancora fresco e zampillante. La scelta naturale dovrebbe cadere sulla Stella Rossa di Belgrado, ma il proprietario della squadra rifiuta la pur allettante offerta (evidentemente deve avere le spalle sufficientemente coperte per poter dire no ad Arkan). Dunque, una volta tanto, il boss è costretto a rivolgersi altrove. Dapprima acquista il Pristina Football Club del Kosovo (team dal quale estromette immediatamente tutti i giocatori d’origine albanese), ma dopo i primi insuccessi si disinteressa completamente delle sorti della squadra. In fondo, è molto difficile – per non dire impossibile – che una squadra del Kosovo possa salire alla ribalta internazionale. In quel periodo, nel mondo occidentale ancora pochi sembrano essere al corrente dell’esistenza di quel territorio conteso fra varie etnie nel cuore dei Balcani. La scelta successiva è molto più mirata e ha davvero il sapore della sfida lanciata al mondo: nel 1996 Arkan compra l’Obilić Football Klub di Belgrado.

Supportato da articoli tratti da giornali italiani, Il Corriere della Sera, Il Secolo XIX, La Repubblica, il testo passa continuamente avanti e indietro nel tempo, un ping pong tra l’Arkan giovane in giro per l’Europa a uccidere dissidenti e fare rapine, e l’Arkan maturo, pronto a guidare le Tigri, la sua milizia privata, nello sterminio delle popolazioni civili di Croazia e Bosnia.

Chiunque abbia letto l’esaustivo e ben scritto Arkan, la tigre dei Balcani, di Christopher S. Stewart, non troverà quasi nulla di nuovo in questo testo. Interessanti sono gli articoli, la descrizione delle curve durante il periodo jugoslavo e qualche aneddoto su Željko Ražnatović, che rendono comunque, nel complesso, Dio, calcio e Milizia una lettura digeribile.

Per la cronaca: Arkan fu assassinato il 15 gennaio del 2000 da un poliziotto ventitreenne in congedo, Dobrosav Gavric, mentre chiacchierava, seduto in un bar di Belgrado, con un paio di amici.

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