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House of Cards, botta e risposta tra il presidente Underwood e il premier Valls (quello vero) sul Jobs Act francese

Il protagonista del serial, dopo aver bastonato David Cameron sulla questione dei Panama Papers, ieri è andato a trollare via Twitter anche il primo ministro francese, punzecchiandolo nel vivo del dibattito sull’approvazione della riforma del lavoro

di Giuseppe Pagano

Frank Underwood continua a farsi beffe dei politici più in vista del Vecchio Continente, ma con stile. Il protagonista del serial “House of Cards”, dopo aver bastonato David Cameron sulla questione dei Panama Papers, ieri è andato a trollare via Twitter anche il primo ministro francese Manuel Valls, punzecchiandolo nel vivo del dibattito sull’approvazione della riforma del lavoro. Proprio in questi giorni infatti si gioca una delle partite campali dell’attuale governo di Parigi, sotto forma di un testo elaborato dal ministro del Lavoro, Myriam el Khomri, che tra le varie novità, introduce flessibilità in uscita e tagli alla retribuzione degli straordinari, oltre a possibili ritocchi sul tetto settimanale delle ore di lavoro. Una riforma che piace a pochi, duramente osteggiata tanto nell’arco dell’Assemblea quanto nelle piazze.

Cosa avrebbe fatto, dunque, lo spregiudicato Underwood, creato da Beau Willimon e portato sullo schermo da Kevin Spacey, se si fosse trovato ora al posto di Valls? Probabilmente si sarebbe appellato al famigerato “49.3”, ovvero il terzo comma dell’articolo 49 della Costituzione, chiamato pure “voto bloccato” in quanto annulla gli emendamenti e anche il dibattito parlamentare, e permette ad un testo di legge di essere adottato in prima lettura. Scelta che ha fatto anche il premier socialista, ricorrendo a questo espediente per la quarta volta dall’inizio del suo mandato.
L’astuto Frank Underwood, che non perde occasione per entrare nell’agone politico reale, ha mandato la sua stilettata al premier francese, con tanto di GIF sorridente:

Il trolling di Underwood è anche stavolta un vero colpo da maestro, perché sulla faccenda del “voto bloccato” c’è un precedente costituito da un vecchio intervento di Hollande. Nel 2006, nella veste di leader del PS, si era pronunciato contro il 49.3, dipingendolo come “la violazione dei diritti del Parlamento, una brutalità, una negazione della democrazia, un modo per rallentare o prevenire la mobilitazione”. E Valls stesso, nel 2008, aveva introdotto un emendamento, insieme ad altri deputati socialisti, per richiederne la cancellazione. Ma si sa, “la strada per il potere è lastricata di ipocrisia e morti”, come direbbe Underwood. La faccenda poteva chiudersi qui, con Valls che incassava il colpo del Presidente con un sorriso a denti stretti. E invece il politico reale ha risposto con un tweet al personaggio di fantasia, chiamando in causa una citazione di Sir Winston Churchill del 1947.


Una scena decisamente surreale, ma forse prevedibile. L’inquilino dell’hôtel de Matignon è noto, infatti, per essere piuttosto irritabile di questi tempi. Appena un mese fa aveva rimproverato pubblicamente il suo ministro dell’economia Emmanuel Macron per aver fondato un movimento politico personale, con il rischio di far concorrenza ai socialisti. E ora c’è la faccenda dell’ennesimo ricorso al 49.3, una dimostrazione di debolezza da parte dell’esecutivo francese che non può disporre di una maggioranza solida. Al momento solo l’adozione di una mozione di censura – che corrisponde alla nostra mozione di sfiducia – potrebbe consentire all’Assemblea di fermare la riforma, ma ciò comporterebbe anche la caduta del governo. Un grande azzardo dunque, sostenuto dalla speranza che i frondisti di sinistra non solidarizzino con i conservatori di centrodestra per mandare a casa Valls. Nel frattempo, però, Parigi val bene un 49.3, e ci sono probabilità che l’esecutivo sopravviva alla tempesta. D’altra parte, per dirla con Frank Underwood, “la Costituzione è come le gomme: non morirai per averle inghiottite”.

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