Il parlamento ha annacquato il contenuto del ddl concorrenza. Lo scrive l’Antitrust nella relazione annuale per il 2015, inviata alla presidenza del Consiglio, che verrà presentata dal presidente Giovanni Pitruzzella il 15 giugno prossimo al Senato. Il rilievo è ancora più grave se si considera che è proprio sulla base delle indicazioni dell’autorità che il governo è tenuto – in teoria ogni anno – a presentare un disegno di legge per liberalizzare i settori economici ingessati. Peraltro l’Antitrust non è la prima a criticare il testo di legge, ancora bloccato nel suo iter in Parlamento a causa dell’avvicendamento alla guida dello Sviluppo economico. A marzo, la Commissione europea aveva rimarcato che “avrebbe potuto essere più ambizioso” e “non copre settori rilevanti, che restano eccessivamente protetti. Tra gli esempi venivano citati i servizi professionali di avvocati e notai.

Il ddl Concorrenza, annota l’Antitrust, “in linea con gli auspici dell’Autorità interveniva in molti settori rilevanti per l’economia. Tuttavia, come rilevato anche dalla Commissione europea nel Country Report 2016, numerose disposizioni del disegno di legge sono state in parte attenuate nel corso del dibattito parlamentare“. In più l’authority sottolinea che “al di là delle specifiche proposte che riguardano i diversi settori dell’economia, pare opportuno svolgere in ogni caso alcune osservazioni di carattere più generale, evidenziando come il successo di qualsiasi progetto di riforma strutturale dei mercati richieda comunque una salda unità di intenti e l’impegno congiunto di tutte le amministrazioni, sia centrali che locali”.

Secondo fonti parlamentari, l’esame del ddl in commissione Industria riprenderà il 7 giugno. L’intenzione è quella di attendere l’intervento in commissione del neo ministro Carlo Calenda, ma anche l’esito delle elezioni amministrative.

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