“Per recuperare i luoghi culturali dimenticati il governo mette a disposizione 150 milioni di euro” si può leggere nel comunicato pubblicato il 9 maggio sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. bellezza@governo.it è l’indirizzo di posta elettronica al quale “fino al 31 maggio tutti i cittadini potranno segnalare… un luogo pubblico da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività o un progetto culturale da finanziare”. Le modalità di selezione sono chiare (“Una commissione ad hoc stabilirà a quali progetti assegnare le risorse”), così come le tempistiche del finanziamento (“Il relativo decreto di stanziamento sarà emanato il 10 agosto 2016”). Una misura decisa nella riunione Cipe del 1 maggio, ma pubblicizzata in tv da Renzi la sera dell’8 maggio nel corso della trasmissione Che Tempo che fa di Fabio Fazio.

Questione ribadita dall’immancabile post su Facebook: “Segnalateci i luoghi dell’identità e della bellezza che hanno bisogno di un aiuto economico e finanziario per ripartire… Pompei e gli Uffizi aiutano l’Italia a tornare orgogliosa di se stessa, bene! Ma abbiamo bisogno anche del piccolo borgo dimenticato o del museo abbandonato o della chiesetta da ristrutturare”.


Quanto il patrimonio diffuso italiano abbia vitale bisogno di interventi di manutenzione è ben evidente a molti. Chi non si è mai imbattuto, anche solo girando per le proprie città, nel monumento sconosciuto e abbandonato oppure nel piccolo museo “per pochi intimi”? Chi, con stupore, non ha letto per caso, che sotto quel francobollo di verde incolto, proprio vicino a dove abita, ci sono i resti di un’area archeologica? L’Italia è anche questo. Un patrimonio minore, ovunque.

La circostanza che finalmente ad accorgersene siano stati anche Franceschini e Renzi non può che essere una buona notizia. Aver capito che, accanto a Pompei e gli Uffizi, il Colosseo e il Museo Nazionale di Reggio Calabria, ci deve essere spazio anche per tutto il resto, è evidentemente un elemento positivo. Certo la cifra stanziata per un’operazione di carattere nazionale non sembra un granché. Perché il “museo abbandonato” rischia di utilizzare una bella porzione del budget complessivo. Ancora più oneroso sarebbe poi l’intervento sulla “chiesetta da ristrutturare”. Oggettivamente difficile pensare che sia possibile ridare vita al “piccolo borgo abbandonato”. A meno che non si tratti di dare una spolverata alle vetrine espositive, oppure di rimettere a posto qualche tegola del tetto, o di piantare dei gerani nelle fioriere sui balconi delle case del borgo. Insomma quei 150 milioni di euro hanno tutta l’aria, a dispetto dei proclami sui “luoghi dell’anima per la comunità”, di essere una sorta di gentile pourboire.

Una piccola mancia alle tantissime associazioni, comitati e singoli cittadini, che continuano a segnalare da ogni parte d’Italia il disastro diffuso. Una piccola mancia, del tutto inutile. Perché quel qualcosa che si farà risulterà con ogni probabilità poco più che inutile. Davvero troppo esiguo lo stanziamento, per sperare di fare interventi corposi. Di farli su diversi territori. L’assenza di manutenzione di gran parte del nostro patrimonio storico-artistico-archeologico, della quasi totalità di quello meno noto, richiederebbe risorse importanti. Richiederebbe indirizzi concreti, e non soltanto proclamati sul Patrimonio diffuso. In questa occasione si opterà, probabilmente, per tanti piccoli interventi che daranno l’impressione di un’operazione capillare. Non potrà che essere altrimenti. Qualcosa qui, qualche altra “più giù”, qualcos’altro ancora “più su”.

L’importante è che la sensazione generale sia che ci si occupi anche di luoghi finora abbandonati. Luoghi che vengono avvertiti come parte importante da chi li abita. “Segnalate i luoghi che a vostro giudizio aiutano il nostro territorio a essere comunità. Perché su questo tema ci giochiamo il futuro dell’Europa, vedrete…”, scrive compiaciuto Renzi. La sua narrazione, dal punto di vista comunicativo, esemplare. “Luoghi”, “Comunità” e “Europa” sono le tag che utilizza in questa occasione. Peccato che si tratti di una narrazione evanescente. Di un progetto politico che ha deciso di fare del patrimonio culturale un oggetto sostanzialmente muto ma dichiaratamente esibito. Anche per questo c’è da scommettere che a beneficiare dell’“operazione bellezza” sarà la gran parte delle Regioni, se non tutte. Una piccola mancia non si nega a nessuno.

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