Avrebbe dovuto sbarcare a Strasburgo proprio oggi. Per illustrare, come annunciato nel resoconto della riunione del Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae) del 27 aprile scorso, “la posizione nazionale” sull’Emission trading System (Ets), il “Sistema europeo di scambio di emissioni” per la riduzione di quelle inquinanti e dei gas serra, “ai parlamentari europei italiani nell’ambito dei suoi incontri”, a partire “già dal 9 maggio”. Ma la missione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, alla fine è saltata. Annullata “causa impegni istituzionali in Senato”, dove domani approderà la legge Ue, fanno sapere dal suo staff. Una missione che, in ogni caso, sarebbe stata probabilmente inutile. Perché il 6 aprile, prima che il Ciae approvasse il documento, il rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea, Carlo Calenda  (nella foto), prossimo ministro dello Sviluppo economico, lo aveva di fatto già illustrato agli eurodeputati. Bruciando sul tempo, per non dire scavalcando, lo stesso Gozi.

CARTA CANTA – Una vicenda a dir poco singolare. Che solleva un interrogativo. Com’è possibile che un documento non ancora licenziato dall’organismo competente ad emanarlo (il Ciae) sia stato anticipato tre settimane prima della sua approvazione? Dalla segreteria di Gozi, contattata da ilfattoquotidiano.it, provano a minimizzare l’accaduto. “Sull’Ets l’intesa era stata raggiunta a livello tecnico e ci sono state delle anticipazioni – chiariscono  –. Il Ciae l’ha consacrata a livello politico”. Una spiegazione che non scioglie i dubbi né sulle tappe della vicenda né sulle procedure seguite. Peraltro minuziosamente disciplinate dalla legge (la 234 del 2012). Che affida proprio al Ciae il compito di “concordare le linee politiche del governo nel processo di formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti dell’Unione europea”. Convocato e presieduto dal presidente del Consiglio o, per delega, dal ministro per gli Affari europei – nell’attuale conformazione dell’esecutivo dal sottosegretario Gozi –, al Ciae partecipano anche i ministri degli Esteri, dell’Economia, degli Affari regionali, della Coesione territoriale e tutti gli altri ministri con “competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti” all’ordine del giorno. Alla riunione del 27 aprile che si è occupata anche di Ets, per esempio, sedeva anche la sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani.

MISTERO BUFFO – Ma non è tutto. La stessa legge chiarisce che “per la preparazione delle proprie riunioni il Ciae si avvale di un Comitato tecnico di valutazione (Ctv) degli atti dell’Unione europea” che “coordina, nel quadro degli indirizzi del governo, la predisposizione della posizione italiana nella fase di formazione degli atti normativi”. Svolgendo, in sostanza, attività propedeutica e preparatoria alle riunioni del Ciae. Il Ctv che ha preceduto la seduta del Comitato interministeriale del 27 aprile si è tenuto solo una settimana prima, il 20 aprile. Per “effettuare un approfondimento tecnico finalizzato all’assunzione di una posizione nazionale”. Prima di quella data, quindi, non solo il documento non era stato ancora approvato dal Ciae ma non era stato neppure predisposto. Resta, quindi, un mistero come sia stato possibile illustrarlo il 6 aprile anche solo, come sostengono dallo staff di Gozi, in forma di “anticipazioni”. Almeno che non si accetti l’idea che il Ciae, a dispetto del ruolo affidatogli dalla legge, sia un mero organo di ratifica di provvedimenti altrui.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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