I vertici di Banca Etruria ordinarono la vendita di bond altamente rischiosi anche ai piccoli risparmiatori, ignari del pericolo di perdere l’intera somma investita. I magistrati della procura di Arezzo, che indaga sul dissesto del vecchio istituto di credito, ritengono di averne trovate le prove durante le perquisizioni nelle sedi dell’istituto. Secondo i magistrati è stato individuato l’”anello superiore” che disponeva il collocamento delle obbligazioni subordinate. Mentre il presidente della Consob Giuseppe Vegas sostiene che i rischi dei bond erano noti e chiaramente indicati nei prospetti informativi, le indagini mettono in luce una realtà diversa. Grazie anche alle dichiarazioni contenute nelle oltre 400 denunce raccolte dalla Procura di Arezzo, i magistrati ritengono con “ragionevole certezza” di aver individuato una “cabina di regia” a livello manageriale, che ha prescritto il collocamento delle obbligazioni subordinate in modo ‘granulare’, andando ad individuare anche soggetti con un profilo di investitore a ‘rischio basso’ e non più solo a ‘rischio medio-elevato’ in linea con la tipologia di investimento finanziario.

I militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo e Firenze hanno eseguito perquisizioni proprio per sequestrare documentazione riguardante il collocamento sul mercato delle obbligazioni subordinate emesse dalla ex Popolare ora in liquidazione coatta amministrativa. Ne è emerso che i vari responsabili di area della Banca Etruria hanno imposto – tramite circolari interne e altre condotte al vaglio degli inquirenti – la sottoscrizione di obbligazioni subordinate a una clientela retail, priva di un profilo finanziario adeguato all’investimento, proposto di norma ai clienti ‘professionali’ dotati delle competenze necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni e per valutare correttamente i rischi che assumono.

In particolare, le indagini della Finanza coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi hanno evidenziato che gli investimenti in obbligazioni subordinate – su proposta dei responsabili d’area e degli uffici territoriali della Banca Etruria – sono stati prospettati ai vari clienti come investimento sicuro ed analogo a quelli in obbligazioni ordinarie e titoli di Stato. Talvolta, addirittura il cliente è stato spinto, spiegano gli investigatori, ad effettuare il disinvestimento di operazioni a capitale garantito per favorire l’acquisto delle obbligazioni subordinate, che gli era stato proposto come “una promozione” della Banca Etruria rivolta ai propri clienti migliori, ma che doveva essere sottoscritta in tempi brevissimi.

Intanto, in parallelo prosegue anche il lavoro della procura di Civitavecchia, che indaga per truffa e istigazione al suicidio del pensionato Luigi D’Angelo, che si è tolto la vita il 28 novembre 2015 dopo aver saputo di aver perso i suoi risparmi – oltre 100mila euro – per l’azzeramento delle obbligazioni subordinate della banca. Lo scorso 4 maggio, su richiesta della procura, la Guardia di finanza ha perquisito gli uffici di Banca Etruria ad Arezzo per acquisire nuovi documenti relativi all’emissione di obbligazioni subordinate sottoscritte dalla clientela retail, i clienti “al dettaglio” della banca. La procura di Civitavecchia sta lavorando già da alcuni mesi per verificare se qualche dipendente della banca abbia ingannato D’Angelo – pensionato e pertanto persona con bassa propensione al rischio – modificando il suo profilo per indurlo a comprare obbligazioni subordinate per 90 mila euro e azioni per circa 20 mila euro, strumenti finanziari entrambi con alto livello di rischio.

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