Sul migration compact ci sono “punti di disaccordo”, ma su una cosa il premier italiano Matteo Renzi e la cancelliera Angela Merkel sono d’accordo: la chiusura delle frontiere minacciata dall’Austria è inaccettabile. “Bisogna risolvere i problemi in modo diverso dalla chiusura dei confini, non possiamo chiudere i confini, sono i nostri. Dobbiamo essere leali gli uni con gli altri”, ha detto Merkel dopo il bilaterale a Roma. “O difendiamo queste frontiere esterne, le tuteliamo assieme o ricadremo nel nazionalismo quindi perderemo la libera circolazione delle persone. Non si tratta tanto di una sfida della Grecia della Germania o dell’Italia ma sono sfide che riguardano il futuro dell’Europa”. “Abbiamo espresso netto stupore e dissenso”, le ha fatto eco il presidente del Consiglio, ripetendo il giudizio espresso nei giorni scorsi, “per le posizioni sbagliate, anacronistiche, non giustificate da nessuna emergenza, ma sarebbero sbagliate anche in caso di emergenza”, dell’Austria sul Brennero.

“I numeri dell’arrivo in Italia di migranti dalla Libia in questo momento non sono molto diversi dallo scorso anno”, ha ricordato Renzi. “A ieri erano circa 26.000 profughi, mille in più rispetto all’anno scorso. Se consideriamo che nel 2015 noi abbiamo avuto meno migranti e profughi del 2014, capite che non c’è un’emergenza. La Germania ha dovuto sopportare un’emergenza di più di un milione di persone nel 2015”. Il segretario del Pd ha anche ribattuto alle parole di Heinz-Christian Strache, leader dell’estrema destra austriaca, che in un’intervista a Repubblica ha definito “scafisti di Stato” lui e Merkel: “Non entro nella campagna elettorale austriaca e non replico dal punto di vista politico. Chi ha visto i bambini morti nelle stive delle navi nel Mediterraneo, chi ha visto partorire sulle navi della Guardia Costiera e della Marina Militare italiana sa che sentirsi dare degli scafisti è una frase vergognosa“.

Quello che accomuna Italia e Germania è che “hanno cercato un approccio europeo” laddove altri Paesi “hanno pensato alla propria rotta”, ha sottolineato Merkel ricordando che la Germania “dà il proprio contributo”, attraverso l’operazione Sophia, sulla rotta dalla Libia, mentre l’Italia “ha dato il suo contributo” per le rotte dell’immigrazione dalla Turchia.

“Occorre una strategia per l’Africa come per la rotta balcanica, noi abbiamo presentato un documento, vogliamo migliorarlo insieme”, ha spiegato poi Renzi, riconoscendo che “ci sono punti su cui non siamo d’accordo, in particolare sulle forme di finanziamento, perché noi siamo per gli eurobond ma non c’è condivisone tedesca su questo strumento. Da parte nostra c’è la disponibilità a discutere nel merito di qualsiasi soluzione, in modo che si possa fare un investimento sull’Africa”. La Merkel ha ribadito che per Berlino l’unica opzione è “concentrarsi sul bilancio Ue“, cioè trovare i soldi lì e non ricavarli dall’emissione di obbligazioni sovranazionali che – è la posizione tedesca – andrebbero a vantaggio degli Stati meno inclini al rispetto del Patto di stabilità. Per esempio “con la Turchia abbiamo trovato una soluzione e abbiamo utilizzato la flessibilità del patto di stabilità”.

Anche se Italia e Germania, sull’immigrazione, “non sono dello stesso parere, possono lavorare assieme, anche in vista del consiglio Ue di giugno”, su “iniziative congiunte come il ruolo del Niger nei flussi migratori, la stabilizzazione della Libia, la guardia costiera comune, o come aiutare la Tunisia”, ha aperto poi la cancelliera.

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