La pallavolo italiana abbatte stereotipi. Lo fa in provincia, a Conegliano, qualche chilometro più in là di Treviso. Lo fa con una squadra piena di mamme, quattro. Un numero altissimo se si pensa che il volley è sport non professionistico. Lo fa, soprattutto, vincendo lo scudetto grazie a marito e moglie: Davide Mazzanti e Serena Ortolani. Allenatore lui, schiacciatrice lei. Di più, genitori di Gaia, quasi 3 anni. In veneto arrivano in questa stagione, dopo aver vinto il campionato a Casalmaggiore (altra provincia) con la stessa formula: a casa non si parla di pallavolo, in palestra non siamo una coppia. E allora gestire la cosa non lo è stato per niente, un problema. Sarà perché Serena Ortolani ha una carriera strepitosa. Ha vinto in azzurro e a Bergamo, per anni il club satellite della nazionale. E i due, proprio a Bergamo nel 2011, hanno conquistato il loro primo tricolore. Che con questo fanno tre. Perché lo scudetto si vince ogni volta per i motivi più disparati. Per coincidenze, alchimie, fame. Ma se ne vinci tre in cinque anni, allora è talento.

Davide Mazzanti, 39 anni di Fano, non è di certo il primo che si innamora di una sua giocatrice. A Bernardinho, l’allenatore più titolato della storia della pallavolo, è successo ben due volte. Dal primo matrimonio con Vera Mossa nacque Bruno, l’attuale palleggiatore di Modena. Oggi il ragazzo si sta giocando la finale scudetto e con il padre in panchina – con la maglia del Brasile – ha vinto due argenti olimpici. Allora i conflitti di interesse nello sport valgono poco, se sei il migliore. Mazzanti, per dire, è l’unico allenatore della storia del volley ad aver vinto lo scudetto in tre città diverse. E questa volta le chiavi della Nazionale italiana non gliele toglierà nessuno. Quattro anni fa la Federazione aveva scelto lui per iniziare un nuovo corso, dopo Londra 2012. Poi c’ha ripensato. Si vocifera che la storia con Serena possa aver inciso. Di certo la delusione è stata grossa, non l’ha mai nascosto. Oggi che Bonitta ha dichiarato che dopo i Giochi di Rio lascerà le azzurre, la panchina dell’Italia dovrebbe essere la sua.

Serena Ortolani invece l’azzurro l’ha ritrovato proprio grazie a questa strepitosa cavalcata con Conegliano. Dopo essere stata per anni la ragazzina prodigio, era stata messa da parte dal 2012. Da quando l’ex ct Barbolini non la convocò per i Giochi olimpici di Londra. Non piaceva, al ct, poco da fare. Poi è arrivato l’amore con Davide, sbocciato a Bergamo nel 2010. E quando nel 2013 è nata la piccola Gaia, nessuno si sarebbe aspettato questo ritorno in campo: velocissimo, prepotente, maturo, consapevole. Tre finali scudetto (e due tricolori) in tre anni. “Mia figlia mi ha dato una spinta enorme”, dichiara la 29enne ravennate.

Dal 14 al 22 maggio l’Italia giocherà a Tokyo il torneo preolimpico che vale il pass per i Giochi di Rio. Se tutta fila liscio, si prospetta per Serena Ortolani un’estate in Nazionale. “Nessun problema – risponde Mazzanti – ho comprato un camper. Io e Gaia le saremo comunque vicini”. Mai separare una famiglia vincente.

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