Se foste nei dintorni di Bologna e vi capitasse di vedere l’USS Enterprise che sta atterrando vicino al cinema Lumiere niente paura: al Future Film Festival 2016 è in programma lo Star Trek Day. In occasione dei 50 anni dalla messa in onda del primo episodio – 8 settembre 1966 sulla NBC – della saga cine-televisiva più longeva al mondo, la kermesse diretta da Giulietta Fara e Oscar Cosulich gli dedica un’intera giornata – il 7 maggio 2016 – in collaborazione con la Universal Pictures Home Entertainment Italia.

In attesa che Star Trek: Beyond (Justin Lin alla regia, Zachary Quinto nei panni di Spock, e Idris Elba in quelli del ‘villain’) esca nei cinema il 22 luglio prossimo, la ripassatina bolognese tra proiezioni, incontri e un evento cosplay allargato all’immaginario fantascientifico vale davvero la pena. Intanto la tavola rotonda organizzata e coordinata dal critico cinematografico Roy Menarini s’intitola “Star Trek vs. Star Wars e altre storie” ha come filo conduttore la ricerca di una risposta possibile ad un domanda certissima: “Perché dopo mezzo secolo ci troviamo ancora a parlare di Star Trek?”. Le risposte, appunto, possono essere molteplici : intanto i 700 episodi e 13 lungometraggi; la capacità dei suoi protagonisti – da Spock al Capitano Kirk – di entrare nell’immaginario collettivo (anche Obama si è prodotto in un saluto vulcaniano, posando con Nichelle Nichols, mitica interprete del tenente Uhura); l’impatto sulla cultura non solo popolare (il primo Space Shuttle fu battezzato “Enterprise” in onore dell’astronave della serie).

Senza contare che, nel corso dei decenni, le nuove serie e i nuovi film non sono stati soltanto operazioni commerciali creati allo scopo di tenere in piedi un mito del passato. Al contrario, il fandom di Star Trek è stato il primo a organizzarsi collettivamente, a costruire un mondo di conoscenza e passione, a divulgare un sapere enciclopedico e stimolare così una nuova costellazione di prodotti cinematografici, televisivi, mediali. “Star Trek ha toccato il pubblico di ogni età più di ogni altra serie per questa sorta di racconto a misura d’uomo, di umanesimo di fondo”, spiega Menarini al FQMagazine. “Tante generazioni che si sono succedute dagli anni sessanta hanno apprezzato la storia di questa piccola comunità in viaggio. Una comunità democratica, progressista, avventurosa e multietnica. Dopodiché il modello Star Trek sarà stato anche pacchiano ma è diventato un archivio/luogo iconico saccheggiato dalla tv, dalla moda, dal design, dalla letteratura. L’aspetto che infatti più mi ha sorpreso nell’organizzare questa tavola rotonda è che mi hanno subito risposto con entusiasmo soprattutto designer, ingegneri, programmatori di reti satellitari”.

Proprio in questi giorni, tra l’altro, la Paramount ha depositato alla MPAA il titolo (non definitivo, ovviamente) di Star Trek 4 un chiaro indicatore che è in cantiere un altro film ambientato nel cosiddetto “abramsverse”, direzione creativa che la saga ha preso da quando è finita in mano a J.J. Abrams. “Gli anni novanta sono probabilmente il punto più basso della vita della serie. Il clima dei ’90 è quello dell’avvento della civiltà digitale e del grunge. Poi negli anni duemila si afferma la civiltà del “recupero” e delle nicchie, arriva J.J. Abrams e fa come un massaggio cardiaco alla saga riportandola in vita”. Il Future Film Festival, giunto alla 18esima edizione (3-8 maggio 2016) proporrà diverse anteprime tra cui The Boy, il thriller/horror di William Brent Belle che uscirà in sala il 12 maggio.

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