La ricca Cortina d’Ampezzo finisce ancora in un’inchiesta giudiziaria per reati che riguardano la gestione del Comune e le attività legate al turismo. Indagati il sindaco, il vicesindaco, due assessori, cinque consiglieri comunali, l’ex segretario comunale e il presidente del Consorzio Cortina Turismo, per un finanziamento da 3 milioni di euro che avrebbe violato i tetti imposti dalla legge comunitaria. A corollario, oltre all’abuso d’ufficio, c’è il conflitto d’interessi perché alcuni amministratori pubblici sono anche albergatori od operatori turistici, e quindi hanno beneficiato di ciò che avevano erogato. Il Comune replica sostenendo di avere acquisito un parere legale prima di approvare la delibera incriminata.

Il blitz della guardia di Finanza di Belluno è stato ordinato dal sostituto procuratore Roberta Gallego, con la regia del procuratore Francesco Saverio Pavone. I militari si sono recati in municipio, nella sede del Consorzio e nelle abitazioni degli indagati. In totale le persone coinvolte sono undici: il sindaco Andrea Franceschi, il vicesindaco in carica Enrico Pompanin, gli assessori in carica Stefano Verocai e Giovanna Martinolli, il consigliere Stefano D’Andrea e gli ex consiglieri Luca Alfonsi (gioielliere, assessore nel 2012), Sergio Majoni, Marco De Biasi (ex assessore), Irene Pompanin, l’ex segretario comunale Agostino Battaglia e Stefano Illing, rappresentante legale del Consorzio Cortina Turismo.

Il reato principale dell’inchiesta è l’abuso d’ufficio, che si sarebbe consumato con l’approvazione della delibera con cui il Comune finanziava il Consorzio. Complessivamente, dal 2011 al 2014, si tratta di 3 milioni di euro serviti per promuovere attività turistiche nella cittadina simbolo delle Dolomiti e meta di turismo d’alto bordo. Secondo una legge della Comunità Europa, che vuole tutelare la libera concorrenza, il limite per questo tipo di finanziamenti ai privati è di 200mila euro. In realtà il Consorzio ha beneficiato di una somma di quindici volte superiore.

In aggiunta, il Consorzio si sarebbe dimenticato di segnalare l’ottenimento del denaro, nel momento in cui aveva chiesto un altro finanziamento alla Regione, ricevendo altri 200mila euro. Per questo al solo Illing, già indagato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, viene contestata anche una falsa dichiarazione sostitutiva di notorietà, effettuata ai sensi dell’articolo 76 del dpr 445 del 2000.

Per gli amministratori cortinesi che fanno anche gli albergatori, infine, c’è l’ipotesi di reato di conflitto d’interessi. Erano allo stesso tempo beneficiari del finanziamento al Consorzio Cortina Turismo ed erogatori dei soldi. Il segretario comunale è stato tirato in ballo essendo il garante della legalità degli atti comunali. Ma non avrebbe fatto rilevare come il finanziamento sfondasse il tetto previsto da una legge Comunitaria, anzi aveva dato parere positivo.

Il Comune di Cortina è da alcuni anni nel mirino della magistratura. Subito dopo il blitz è stato diffuso un comunicato. “Si tratta di un’indagine che la Procura, ovviamente, ha tutto il diritto e il dovere di portare avanti, e da parte dell’Amministrazione Comunale ci sono come sempre totale disponibilità e massima collaborazione”. Per quanto riguarda le accuse, “l’amministrazione comunale rivendica da un lato di aver sempre investito sull’attività di promozione turistica”, dall’altro spiega come “all’epoca era stata proprio la minoranza consigliare ad avanzare gli stessi dubbi che vengono riproposti oggi”. Di fronte alle polemiche – e questa sarebbe la prova “dell’assoluta buona fede dei consiglieri comunali” – “fu deciso di posticipare la votazione proprio per richiedere un ulteriore parere legale, che garantisse sulla correttezza e legittimità di quello che si stava andando a votare”. Soltanto dopo aver acquisito “i pareri favorevoli del responsabile dell’Ufficio Sport e Turismo, del Segretario Comunale e del legale, la delibera fu approvata in Consiglio Comunale». La Finanza ha acquisito tutte le copie di questi documenti.

Proprio una settimana fa il sindaco Franceschi, De Biasi e il segretario generale Battaglia erano stati assolti perché il fatto non sussiste in un primo procedimento penale. Riguardava la mancata denuncia del comandante dei vigili urbani di Cortina per ritardi nel versamento di soldi provenienti da multe.

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