Prima o poi doveva accadere, anzi, forse, era già accaduto da tempo senza che i più se ne accorgessero. Come non c’è argine che valga ad arrestare davvero un fiume in piena, così non c’è regola divenuta vecchia e anacronistica che possa sperare di fermare l’onda d’urto del mercato. E, allora, mentre il ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini – ormai rimasto solo in un governo di liberalizzatori – si affanna nel continuare a sostenere che il monopolio della Siae sarebbe un patrimonio nazionale che all’estero ci invidierebbero e che, quindi, va difeso ad ogni costo, Fedez, uno degli artisti più in voga del momento, ha detto addio alla Siae ed ha scelto di affidarsi per la gestione dei suoi diritti alla Soundreef, la società di diritto inglese che, da anni, sta lentamente tentando di erodere la posizione monopolistica della Siae. Una scelta in nome della trasparenza, della meritocrazia e dell’innovazione, ha detto, Fedez.

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Alla notizia, Siae, ha risposto con grande fair play: “Abbiamo saputo e preso atto della scelta di Fedez e certamente ci dispiace perdere uno dei nostri 80.000 associati. Continuiamo a stimare ed apprezzare Fedez come autore e come artista e tuttavia riteniamo che talune sue dichiarazioni siano frutto di una non corretta informazione. Dal canto nostro, siamo invece contenti di annunciare che dal 1 gennaio 2015 a fine marzo 2016 circa 6mila nuovi autori under 31 si sono iscritti a Siae”.

Pacifico, dunque, per tutti – e per la stessa Siae – che, finalmente, nel 2016 autori ed editori italiano possano scegliere di rivolgersi alla Siae o ad un’altra qualsiasi società di intermediazione in giro per l’Europa. E, d’altra parte, almeno su questo le parole della Direttiva europea che il nostro Paese avrebbe dovuto recepire entro lo scorso 10 aprile sono chiare e inequivocabili: “I titolari dei diritti hanno il diritto di autorizzare un organismo di gestione collettiva di loro scelta a gestire i diritti, le categorie di diritti o i tipi di opere e altri materiali protetti di loro scelta, per i territori di loro scelta, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti”.

E allora la domanda sorge spontanea. Davanti ad una liberalizzazione che l’Europa – almeno in questi termini ma forse anche oltre – ci impone e che il mercato, comunque, dimostra di gradire e di essere iniziato a prendersi, un Governo dovrebbe preoccuparsi di stabilire le regole del gioco e di tutelare efficacemente autori ed editori da ogni eventuale abuso o arroccarsi nella storia e continuare a difendere un indifendibile monopolio vecchio più di 130 anni?

Guai a imporre una risposta anziché un’altra ma val la pena che il ministro dei Beni Culturali prima e il presidente del Consiglio dopo riflettano con attenzione ed evitino scelte miopi perché potrebbe accadere – e non sarebbe la prima volta – che mentre ci si attarda ostinatamente a costruire dighe di sabbia, l’acqua passi dall’altra parte ed oltre a tanti effetti benefici produca caos, danni e confusione e, a quel, punto gli unici responsabili sarebbero quelli che avrebbero potuto e dovuto scrivere le regole ma non hanno ritenuto di farlo perché, per citare il Ministro Franceschini, davanti alla Commissione affari europei della Camera dei Deputati, “la Siae ce la invidiano tutti”.

Questa non è – e spiace costatare che il Ministro sembri non essersene reso conto – una partita dalla quale Siae deve uscire vincitrice o sconfitta ma un campionato dal quale gli autori e gli editori italiani devono uscire protagonisti, finalmente liberi di scegliere cosa fare dei loro diritti e sentendosi tutelati per davvero dallo Stato. Nessuno contesta, né si potrebbe, il diritto della Siae di continuare a fare il proprio lavoro, ciò che si chiede è più semplicemente che, visto che l’Europa ha definitivamente messo nero su bianco che autori ed editori debbano poter scegliere da chi farsi rappresentare, il Governo faccia la sua parte e detti le regole per un mercato che è già nato e che senza un pronto intervento rischia di essere teatro di caos e confusione. Poi ciascuno farà le sue scelte, qualcuno quella sbagliata e qualcuno quella giusta, come succede sempre nel mercato.

NOTA DI TRASPARENZA: assisto professionalmente Soundreef e sono entusiasta della scelta di Fedez ma credo avrei scritto le stesse cose se fossi stato “indifferente” alla vicenda. Al lettore, comunque, l’ultima parola.

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