Eni ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di gruppo di 792 milioni di euro, con un netto peggioramento dei risultati rispetto all’utile di 832 milioni di un anno fa. Il cane a sei zampe, che ha archiviato anche il 2015 con un pesante rosso per colpa del basso costo del petrolio, ha registrato però un aumento della produzione conquistando la prima posizione al mondo per valore unitario delle riserve accertate. L’amministratore delegato Claudio Descalzi ha parlato di uno scenario “di acuta debolezza dei prezzi“. La Borsa ha reagito negativamente, con il titolo che venerdì ha lasciato sul terreno l’1,39%.

A guardare le varie voci del bilancio, il risultato netto adjusted esclusa la chimica che è in via di dismissione è in sostanziale pareggio, mentre quello che comprende anche la chimica segna un rosso di 470 milioni. La crescita produttiva è del 3,4%, a 1,75 milioni di barili al giorno, e il gruppo sostiene di puntare per il 2016 a un livello produttivo “sostanzialmente in linea con il 2015”, anche laddove la produzione in Val d’Agri dovesse rimanere nulla per tutto l’anno in seguito allo stop seguito all’inchiesta della procura di Potenza.

L’azienda è al primo posto per valore unitario delle proprie riserve certe di petrolio con 6 dollari al barile. In termini assoluti, invece, l’Eni è quarta con riserve pari a 41 miliardi di dollari, “in crescita di due posizioni rispetto alla classifica per volumi”.

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