Lucio Presta ritira la sua candidatura a sindaco di Cosenza e, a due giorni dalla visita in Calabria del premier Renzi, il Pd è nella bufera a poco più di una settimana dalla presentazione delle liste. Nella città calabrese più importante per questa tornata elettorale, il Partito democratico si trova adesso senza candidato. Il manager dei vip, imposto dal presidente del Consiglio e subito da una parte del partito, ha motivato la sua decisione con seri problemi familiari.

Il ritiro della candidatura è stato annunciato con una nota stampa: “Quando ho iniziato, anni fa, a lavorare per realizzare il sogno di diventare sindaco di Cosenza – scrive Presta – immaginavo un finale diverso per la mia avventura. Oggi, con grande dolore, motivi di natura familiare mi impediscono di mantenere la serenità e la lucidità necessaria per portare avanti il mio impegno con la giusta dedizione e attenzione. Sono rammaricato e ringrazio dal profondo del cuore quanti hanno lavorato al mio fianco e quanti, senza riserve, mi hanno fornito tutto il loro appoggio e aiuto, guidati da una visione comune che avesse come obiettivo quello di cambiare, in meglio, Cosenza. Continuerò, per tutto ciò che mi è possibile, a creare iniziative per i giovani e a lavorare, seppur da un’altra angolatura, perché questa città, che amerò sempre fortemente, possa avere il futuro che merita”.

Fin qui le ragioni del manager dei vip. Ragioni personalissime delle quali, proprio perché “di natura familiare”, il Pd non può che prendere atto. Sembra che Lucio Presta le avesse comunicate al partito già da qualche giorno. Nelle scorse ore doveva esserci a Roma un incontro per stabilire cosa fare, ma il vertice tra i capataz calabresi del Pd e i dirigenti nazionali è saltato.

Nel Pd cosentino, intanto, tornano i fantasmi e i poteri del passato. Il “ben servito” di Presta, infatti, mette in difficoltà Renzi ma soprattutto è l’ennesima dimostrazione di un partito che in Calabria è allo sbando.

Il manager, infatti, era la “foglia di fico” utilizzata dai maggiorenti del Pd locale (dal segretario regionale Ernesto Magorno a quello provinciale Luigi Guglielmelli passando per il governatore Mario Oliverio) per coprire la loro incapacità organizzativa e la totale inaffidabilità nel pianificare, in cinque anni, una campagna elettorale in una città “rossa” come Cosenza.  È l’ultimo capitolo di un accordo “fuffa” in nome del quale il Pd ha fatto saltare le primarie spaccando prima la coalizione del centrosinistra e poi quel laboratorio alla ‘nduja di un Partito della Nazionale che avrebbe visto renziani ed Ncd all’assalto del Palazzo dei Bruzi.

Ma è anche il fallimento di chi, all’ombra del Partito democratico, ha fatto le sue fortune politiche come la deputata Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo, ex vicepresidente della Regione ai tempi di Agazio Loiero.  Anche se ancora non è stata presa nessuna decisione, a proposito di Nicola Adamo, il suo è uno dei nomi che in queste ore circolano come candidato a sindaco.

“È perfetto”, commenta Enzo Paolini, candidato del Partito Socialista Europeo dopo aver rotto con il Pd a causa delle mancate primarie. “Ha tutti i requisiti per essere il candidato del Partito democratico – commenta ironicamente Paolini, sostenuto anche dai fratelli Gentile (Ncd) – è indagato a Reggio nell’inchiesta ‘Rimborsopoli’, è stato in esilio fino a poche settimane fa. Aveva un divieto di dimora in Calabria perché avrebbe avuto la possibilità di inquinare le prove e influenzare la politica. È chiaro che il Pd può chiedere che il suo rappresentante abbia tutti questi requisiti. Poi ha sempre il piano ‘b’ con Giacomo Mancini che è stato assessore del centrodestra con Scopelliti e che nelle elezioni regionali del 2014 è stato candidato contro Oliverio nelle liste della destra. Ed è stato trombato”.

Sabato Renzi sarà a Reggio per firmare il “patto per la Calabria” e qualcuno dovrà dare delle spiegazioni su come il Pd si presenterà a Cosenza.

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