Dopo due rinvii consecutivi di 24 ore, dovuti alle avverse condizioni meteo allo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, e un terzo ulteriore stop per problemi tecnici, alle 23:02 ora italiana del 25 aprile il razzo russo Soyuz ha portato in orbita il satellite Sentinel-1B dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea.
Realizzato nell’ambito del programma Copernicus, coordinato dalla Commissione europea in collaborazione con l’Esa, e con il contributo dell’Agenzia spaziale italiana, il suo obiettivo è gravoso. Monitorare l’ambiente per mitigare gli effetti dei mutamenti climatici, contribuendo alla gestione di emergenze umanitarie, disastri naturali e alla sicurezza della popolazione (l’Esa ha realizzato un’animazione a fumetti in cui spiega i numerosi vantaggi derivati dal monitoraggio satellitare terrestre). “Con Sentinel-1B in orbita – spiega Pierre Potin, Esa Sentinel-1 mission manager – raddoppieremo la risoluzione delle immagini satellitari”.

I primi vagiti di Sentinel-1B saranno ricevuti per l’Italia dal centro spaziale di Matera, scelto dall’Esa per alcune delle delicate fasi successive alla messa in orbita, come la verifica del buon funzionamento dei sistemi di bordo e del sensore radar. Sentinel-1B, come gli altri satelliti della stessa famiglia, è stato realizzato da Thales Alenia Space, joint venture tra Thales e Finmeccanica. “È un momento emozionante per la scienza: questi satelliti forniranno dati unici e preziosi – commenta Roberto Battiston, presidente dell’Asi – Le informazioni satellitari, secondo la politica dell’open data, saranno, infatti, messe a disposizione di chiunque ne farà richiesta in tempo reale, come servizio alla collettività. È questa l’Europa che ci piace. L’obiettivo del programma Copernicus è ambizioso per tutti noi e l’Italia in questa sfida ha un ruolo di primo piano, grazie alla grande tradizione dei satelliti Cosmo-SkyMed”.

La Terra, denunciano gli scienziati dell’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change, panel Onu per lo studio del clima, è un Pianeta fragile, che ha bisogno di essere salvaguardato. Per fare un esempio, basti pensare che il tasso di deforestazione globale annua, come mostra un’animazione dell’Esa, è di 52mila km2, pari a 5 milioni e 700mila campi di calcio che spariscono ogni anno.

Altra conseguenza del clima che muta è l’arretramento dei ghiacci polari. La febbre del Pianeta continua a crescere, inoltre, come dimostrano i dati raccolti negli ultimi mesi del 2016 dai climatologi della Nasa. In questo complesso panorama un segnale di speranza per il futuro può venire dalla firma, nella Giornata della Terra al Palazzo di Vetro di New York, dell’accordo Cop21 di Parigi da parte dei rappresentanti di 175 Nazioni.

A bordo del razzo Soyuz, oltre alla sentinella del Pianeta, anche alcuni minisatelliti. Uno di essi, E-st@r-II, un cosiddetto CubeSat poco più grande di un cubo di Rubik, è stato realizzato dagli studenti del Politecnico di Torino. “I cosiddetti student satellites dell’Esa, una ventina in totale, rappresentano un’esperienza formativa straordinaria per gli studenti – spiega Monica Talevi, dell’Esa education office -. I ragazzi partecipano, infatti, in prima persona alle fasi di progettazione, realizzazione e test dei satelliti. In questo modo, prima di completare il loro percorso di studi, possono confrontarsi con un reale progetto spaziale”.

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