Nel primo trimestre dopo lo scorporo e la quotazione di Ferrari, il gruppo Fiat Chrysler ha messo a segno un utile netto di 478 milioni di euro, contro i 27 milioni dei primi tre mesi del 2015. Ma allo stesso tempo sale anche l’indebitamento netto del gruppo guidato da Sergio Marchionne, che passa dai 6,54 miliardi di fine 2015 agli 8 del 31 marzo 2016, con un crescita di 1,5 miliardi di euro.

Le consegne globali del gruppo sono state nei primi tre mesi 1,086 milioni, contro le 1,093 milioni di unità dello scorso anno: un calo dell’1%. I ricavi netti sono saliti del 3%, da 25,8 a 26,57 miliardi di euro. Le imposte sul reddito, incluso l’impatto fiscale sulle rettifiche, sono state nei primi tre mesi del 2016 di 339 milioni di euro, in aumento di 278 milioni di euro principalmente per effetto dell’incremento degli utili negli Stati Uniti. Il mercato ha reagito negativamente ai conti trimestrali: il titolo a Piazza Affari ha perso il 2,6% a 7,03 euro dopo aver toccato un minimo di seduta a 6,94. Secondo gli operatori, le vendite sono scattate soprattutto per il dato dell’indebitamento netto industriale, peggiore delle stime degli analisti, che si aspettavano anche un dato inferiore ai sei miliardi.

“Restiamo impegnati nella riduzione del debito”, ha dichiarato Marchionne, amministratore delegato di Fca, che ha spiegato agli analisti che l’indebitamento netto sarà “sotto i 5 miliardi di euro alla fine dell’anno”. “Non abbiamo indicazioni” che possano far pensare che il gruppo non raggiungerà i target al 2018 e “continuiamo a lavorare per raggiungere quei numeri”, ha poi ribadito. “Non vediamo niente di negativo all’orizzonte”. Nonostante la “situazione molto critica” in Brasile, il manager ha affermato che molti impianti di Fca “stanno procedendo come previsto”.

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