Poiché spesso si viene accusati di praticare un buonismo astratto oggi voglio raccontare la storia di quattro donne che ho incontrato nella regione di Shinyanga, nel nord ovest della Tanzania. Sono stata nelle loro case e nei loro campi, e ho potuto constatare di persona i progressi che hanno fatto seguendo i programmi Oxfam.

Tabu è una vedova di 43 anni con quattro figli che grazie a una donazione di 2000 semi di agave (da cui si estrae il sisal, una fibra naturale dai mille usi, con cui si fabbricano per esempio i tappeti) e che grazie ai corsi di formazione tecnica (per il miglioramento della coltivazione e per avviare attività complementari nell’attesa del raccolto) è riuscita a trasformarsi da “agricoltrice di sussistenza” in piccola imprenditrice.Ha acquistato il macchinario che estrae la fibra naturale dalle foglie di agave e possiede un generatore elettrico a energia solare indispensabile per far ricaricare i cellulari alla gente del suo villaggio. Ma soprattutto possiede l’orgoglio di chi è riuscito a costruirsi una casa e a far riprendere gli studi alle sue due figlie.

UK Aid funding to tackle climate change

Fredina ha 45 anni, un marito e nove figli. Prima di incontrare Oxfam era solo una comune contadina, ora con i guadagni del raccolto ha iniziato la produzione di saponi, candele, gelatine per il corpo, tappeti e batiki, gli abiti tipici africani. Ha seguito corsi di formazione anche per rafforzare la sua autostima e fermare la violenza domestica (in questi luoghi le donne sono ancora fortemente discriminate, e solo l’indipendenza economica le libera dai soprusi maschili). Asìa ha invece 52 anni, 5 figli e di cui non si riesce a sapere nulla. Oxfam l’ha aiutata a costruire una diga, fondamentale per combattere la piaga dei cambiamenti climatici e della siccità. Quando le piogge ritardano la diga di Asia è piena, garantendole la possibilità di piantare i semi nei tempi giusti, perché una semina tardiva mette a rischio i pasti di una intera famiglia, gettandola nell’incubo della fame.

Infine Mwaru ha 54 anni, una figlia femmina, 4 nipoti ed è divorziata. Prima dell’intervento di Oxfam sui diritti della terra, lei come tutte le donne del suo villaggio viveva una situazione di totale esclusione, perché solo un pezzo di terra offre l’accesso al credito e quindi allo sviluppo della propria attività. Adesso Mwaru è una leader femminile: ha aiutato 117 donne del suo villaggio ad ottenere il certificato di proprietà della loro terra. E ha intenzione di non fermarsi più, perché la speranza di un futuro è il miglior carburante in circolazione.

Da oggi, domenica 24 aprile fino a lunedì 9 maggio, se desiderate contribuire alla raccolta fondi “Sfido la fame” di Oxfam Italia, potete chiamare il 45509 o inviare un Sms allo stesso numero. Con 2 euro si può fare la differenza. E battere l’indifferenza.

Articolo Precedente

Migranti come statue

next
Articolo Successivo

Nuovi Isee, Anci: “Serve intervento urgente dopo bocciatura governo su disabili”

next