Musica

Jane’s Addiction, la band di Perry Farrell in Italia a giugno: perché non bisogna perdersi questo live

È di qualche giorno fa la notizia del loro ritorno sulle scene. Un tour Americano per celebrare i 26 anni (mica ci si può aspettare un anniversario serio da una band di squinternati come loro) di Ritual de Lo Habitual, con qualche incursione in Europa

di Michele Monina

C’è una bellissima puntata dei Simpson, la ventiquattresima della settima stagione, che si intitola Homerpalooza. Un episodio andato in scena nel 1996 in America e che, il titolo parla chiaro, fa il verso a un Festival ideato cinque anni prima da Perry Farrell, ex leader dei Jane’s Addiction e al momento impegnato coi Porno for Pyros. Il Lollapalooza, in effetti, è stato e per certi versi è un festival rock così importante da finire celebrato dentro la serie cartoon più importante di quel periodo, forse di sempre. Andatevela a cercare, in rete, vedrete muoversi al fianco del capofamiglia giallo di Springfield i Cypress Hill e gli Smashing Pumpkins, tra gli altri, e vi farete quattro sane risate.

Perché ne parliamo oggi? Semplice, perché sono passati venticinque anni, dal Lollapalooza e dalla fine della band di Farrell, i Jane’s Addiction, e sono legittimamente partite le celebrazioni di un’epoca, gli anni Novanta, che come poche altre ha segnato l’immaginario di un genere che ormai vanta settant’anni, il rock’n’roll. Andiamo con ordine, mettendo da parte Homer Simpson e soci. Perry Farell è un tipo eccentrico. Un cantante, ma anche un attore, un pittore, un artista multimediale. Un agitatore culturale, si direbbe in certi ambienti. Leader di una band goth di nome Psi Come, Farrell incappa nel muscoloso bassista Eric Avery, e insieme decidono di collaborare, dando vita a una nuova band. Nuova band che vede l’ingresso del chitarrista Dave Navarro, uno degli ultimi assi della chitarra a rispondere anche a un’iconografia fatta di sesso e droga nella migliore tradizione hard rock. E poi c’è il batterista Stephen Perkins. Il gruppo avrà il suo periodo d’oro tra la metà degli anni Ottanta e il 1990, anno in cui uscirà il loro secondo seminale album, Ritual de Lo Habitual che acuirà gli scazzi tra i membri che porteranno alla scissione nel 1991.

Il loro è un rock che mischia quanto di meglio si era sentito fino a quel momento, dall’Hendrix chitarra di Navarro, liquido e lisergico nel suo arpeggio come nei suoi assoli, al basso monolitico di Avery, figlio della new wave inglese, come imprinting e influenza. Dentro alle canzoni finiscono anche influenze californiane, come mood hard e heavy. Rock alternativo che perfettamente incarna un’epoca, quella di passaggio tra i due decenni, e che in qualche modo lascerà traccia negli anni a venire. Del resto, è noto, proprio lo sdoganamento dei riff duri dell’hard rock in chiave alternativa genererà proprio in quei giorni il grunge, forse l’ultimo genere rock ad aver segnato il passo.

Su tutto il cantato di Farrell, atipico, quasi femmineo, decisamente onirico, anche nei testi che canta. Un mix fortunato, che trova spazio nell’esordio Nothing’s Shocking e ancor di più nel maggiormente sperimentale Lo Ritual de Lo Habitual. Prendendo molto alla lettera il ruolo di rocker, Navarro, Farrell e soci esagerano con le droghe come col narcisismo, finendo per distruggere quanto di buono avevano fatto e avevano anche lasciato intuire a futura memoria. Navarro entrerà in lineup con i Red Hot Chili Peppers, in sostituzione del transfuga John Frusciante, in One Hot Minute, Avery andrà a suonare con Alanis Morrissette per poi finire nei Polar Bear, mentre Farrell e Perkins si ritroveranno negli psichedelici Porno for Pyros.

Il Lollapalooza, Festival che metteva insieme quanto di meglio il rock, il rap, l’alternative ha prodotto nel mondo, con un pizzico di cultura cyber, di circo, di controculturale a fare da cornice. Un evento, più che un festival musicale, qualcosa che ha ispirato, non ci sono dubbi, tanti cloni in America, leggi alla voce Coachella, come in Italia, si pensi al Tora! Tora!, che partì proprio con la benedizione dello stesso Farrell negli uffici di Tutto Musica, main sponsor del Festival ideato da Manuel Agnelli.

La storia poi vedrà tre quarti dei Jane’s incontrarsi nuovamente nel 2002, in assenza di Avery. Una reunion che darà alla luce Strays, certamente un buon lavoro ma non all’altezza dei due album precedenti. Una reunion lampo, che poi vedrà Navarro, Perkins, Chris Chaney e Steve Isaacs dar vita ai The Panic Chanell, e Farrell fondare i Satellite Party. Altra reunion nel 2008, con Avery per qualche mese in formazione, poi sostituito dall’ex Guns ‘n Roses Duff McKagan e infine da Chris Chaney. Da questa reunion arriva The Great Escape Artist, quarto album di studio, svolta decisamente british nel suono, quasi in area art rock.

Subito dopo un’altra scissione, perché se al momento le droghe sembrano lontane, gli ego e i narcisismi sono ben presenti. È di qualche giorno fa, però, la notizia del ritorno dei Jane’s Addiction sulle scene. Un tour Americano per celebrare i 26 anni (mica ci si può aspettare un anniversario serio da una band di squinternati come loro) di Ritual de Lo Habitual, con anche qualche incursione in Europa. In America, visto che di vera e propria celebrazione si tratta, ad aprire ci saranno i Dinosaur jr, altra band seminale dell’alternative rock, fondata da J Mascis, e per alcune date addirittura i Living Colour di Vernon Reid e Corey Glover, probabilmente una delle prime band crossover (quel genere che voleva l’hard rock flirtare col rap e la cultura black) a diventare famose in tutto il mondo. Insomma, un vero e proprio evento rock da non perdere. I Jane’s Addiction, purtroppo senza quei blasonati opening, saranno in Italia il 15 giugno al Fabrique di Milano, data assolutamente da non perdere.

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