[Continua da qui]

L’ultimo punto caratterizzante il cosiddetto Prim (Piano per la Riconversione dell’Industria Manifatturiera) riguarda:

5. Attivare azioni nazionali e internazionali di promozione del prodotto Oem ‘made in Italy’, ma anche di aziende Ssm con programmi mirati di sviluppo.

azienda-675

Il problema non è da poco e non tanto per la sua difficoltà, che in senso generale è veramente modesta, quanto per la nostra scarsa abitudine a considerare professionalmente questa componente fondamentale della promozione dell’industria manifatturiera italiana nel mondo. Moltissimi imprenditori italiani esprimono da anni lamentele molto sostenute sulla frequente ‘lontananza’ del sistema-Paese dai problemi/doveri relativi alla promozione dei prodotti italiani nel mondo. La critica è fondata, assolutamente fondata, ma non può applicarsi alla totalità delle produzioni manifatturiere italiane.

Per affrontare questo problema in modo corretto è necessario dividere il panorama manifatturiero italiano (‘moda’ e ‘food’ viaggiano su altri binari e non fanno parte di questa analisi) nei tre campi tratteggiati fin dall’inizio delle nostre discussioni: IdB (Industrie di base), Oem (Produttori di beni ‘finiti’ a catalogo o a listino), Ssm (aziende di subfornitura).

Quel che noi intendiamo per promozione organizzabile da parte di istituti nazionali preposti allo scopo dal sistema-Paese può essere fatto solo per i primi due campi: e segnatamente per il secondo, le aziende Oem. Ma non puoi fare promozione (in senso tecnico ed efficace) per le aziende Ssm. Il non risolvere questo problema comporterebbe un trattamento diseguale per i vari campi manifatturieri: e la cosa sarebbe non giusta, addirittura iniqua (e, oggi, lo è totalmente). Ma se immaginiamo che il nostro Mise accettasse di applicare logiche nuove, ispirate ai concetti delle aziende oloniche o virtuali, lo spazio si aprirebbe completamente. Cambierebbe la technicality del fare promozione, ma questa diventerebbe possibile e anche molto efficace. Fare convegni o fiere resterebbe il modo di promozionare i campi IdB e Oem: in questi casi si può mostrare il prodotto (sia con convegni che con mostre che con attività promozionale mediatica), l’oggetto della promozione è costituito sia dal consumatore finale che dalle reti distributive dei prodotti.

Nel caso Ssm l’approccio va profondamente cambiato anche perché profondamente diverso diventa il ‘target’ sul quale puntare: la promozione deve avere come obiettivo aziende Oem, personalizzabili nelle figure dei buyers e dei Ceo (o, comunque, conduttori aziendali). L’attività diventa per punti, e non per aggregati omogenei. Ci si deve organizzare con messaggi essenzialmente di due tipologie ben precise. A questo scopo la filosofia olonica diventa lo strumento essenziale: sarebbe quanto meno utile (oltre che già oggi necessario) che le nostre rappresentanze all’estero si dotassero di elenchi di aziende Oem locali, suddivise per comparti merceologici, identificandone nel più analitico grado possibile il board degli uomini che contano: e parimenti suddividessero le nostre aziende Ssm per specialità tecnologica (quanto meno quella prevalente).

Potrebbe essere predisposta una pubblicazione tecnico-economica all’interno della quale (in lingua inglese, francese, tedesca e giapponese) elencare le nostre aziende Ssm adeguatamente selezionate e classificate.

 

In sintesi.

Arriviamo così al termine di un percorso lungo, difficile, ma altamente innovativo, il cui scopo era quello di indicare una ‘strada’ possibile per ridare ‘ossigeno’ alle nostre imprese: una strada neppure vagamente intuita dal nostro Sistema-Paese: ma una strada che si rende necessaria: se lo stato attuale del nostro sistema manifatturiero è asfittico, ciò è dovuto proprio a quella intrinseca difficoltà ad accrescere la nostra presenza all’estero.

Come abbiamo potuto vedere, è esattamente lo sbocco di una attività nazionale operata senza un cervello conduttore; lo stesso che dire ‘facciamo la guerra’ senza dichiarare quale deve essere il nostro nemico: ne deriva una situazione costituita da una moltitudine impressionante di fronti di guerra, di nemici da combattere… Mussolini teorizzava ‘molti nemici molto onore. , ma anche tante botte.

Tutte queste considerazioni, fatte anche con una certa partecipazione accorata da parte di chi scrive, non sono finalizzate ad alcuna posizione di ritorno personale. Sono anziano e non ho mai avuto mire politiche o di particolari remunerazioni.

Un giorno, però, andai su Internet e cercai del sito del Mise e fui scioccato dalla struttura impressionante che vi veniva esplicitata: invito i lettori a rendersene conto, invito i lettori a fare questa esperienza.

La ‘forma’ stessa della struttura, parcellizzata all’ennesima potenza, rivela un approccio non caratterizzato da alcuna ispirazione generale tesa a dare una mano ai problemi dei singoli comparti merceologici, ma senza una visione d’insieme che aiuti i nostri imprenditori a capire dove sarebbe più conveniente puntare la prua dei business vincenti, dove puntare le scarse risorse di questa nostra Italia e dei nostri italiani, nazione validissima, piena di individui brillanti ma se dispersi su milioni di fronti eterogenei, beh, scarsamente efficace.

Spero di riuscire nell’intento iniziale: quello di attivare una discussione costruttiva.
Molto dipenderà da voi lettori.
Grazie.

Articolo Precedente

Il codice appalti, i contratti pubblici e i superpoteri dell’Anac

next
Articolo Successivo

Ilva e acciaio cinese: dazi sì, dazi no?

next