La stampa italiana dovrebbe stare in gramaglie. Il rapporto annuale di “Reporters sans frontières uscito in questi giorni è giustamente severissimo col nostro paese. C’è da vergognarsi. Tra i Paesi in cui c’è meno libertà di espressione, l’Italia è scesa fino al 77° posto, ruzzolando indietro di altre quattro posizioni rispetto al 2014. In Europa, peggio di noi stanno soltanto Cipro, Grecia e Bulgaria, nel mondo meglio fanno Moldova, Nicaragua, Armenia e Lesotho. Ovviamente la responsabilità è del potere editoriale, delle concentrazioni, della mafia, del vaticano, del neocentralismo governativo instaurato da Renzi nella Rai.

Ma siamo proprio sicuri che noi giornalisti non abbiamo delle responsabilità? Tra i giornalisti italiani giganteggia uno scontro feroce tra servilismo e ignoranza. A volte vince l’uno, altre volte vince l’altra. Questo lo sappiamo bene. Il titolo di un volume di Gianpaolo Pansa, Comprati e venduti , degli anni ’70 la dice lunga sulla durata della crisi di credibilità del mondo giornalistico. Ma non ci saremmo mai aspettati che si arrivasse fino a questo punto. Ci riferiamo a tre casi: un telegiornale (Skytg24), e due trasmissioni (Agorà e Unomattina) che alla vigilia delle votazioni per il referendum di domenica, con una sfacciataggine più unica che rara, hanno diffuso la notizia che sarebbero dovuti andare a votare soltanto i cittadini delle regioni che avevano promosso il quesito sulla trivelle.

Addirittura il telegiornale ha messo per iscritto questa truffa e ha fatto scorrere la striscia sotto i mezzibusti che parlavano. Ignoranza crassa? Servilismo filogovernativo a prova di menzogna? Ovviamente non è dato di sapere. (Ci piacerebbe sapere quale dei due giudizi si attribuiscono da soli i magnifici protagonisti della vicenda). Quel che è certo è che quest’ultimo macigno si è aggiunto all’ultimo minuto su un servizio informativo di quasi tutti i media italiani a dir poco indecente. Il danno per il paese è stato notevole. Si è distorto sia lo svolgimento sia l’esito della competizione nelle urne.

Ma tutto ciò non è la cosa più grave. Impressionante è la mancata reazione della stessa stampa, che ha nascosto la vicenda, delle aziende che avrebbero dovuto licenziare immediatamente quegli pseudo giornalisti che avevano dimostrato di essere di gran lunga sotto al minimo livello di professionalità, della Rai, che per prendere in giro i cittadini si autoqualifica “servizio pubblico”, ma che in effetti non riesce a essere professionale e neutrale neppure nelle competizioni elettorali. Impressionante è poi l’arroganza del duo Ignoranza&Servilismo che non ha ritenuto persino necessario chiedere scusa ai telespettatori turlupinati e per lo meno rettificare – neppure a danno compiuto – le informazioni errate.

Solo la “Società Pannunzio per la libertà d’informazione” e “Senza Bavaglio” hanno presentato una denuncia all’Ordine dei giornalisti per chiedere l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti della direzione dl telegiornale e dei giornalisti responsabili di violazioni del codice etico così gravi da diffamare l’intera categoria. Perché non inviare con un charter questi autorevoli pseudo-giornalisti nel Lesotho per imparare un po’ di professionalità e di deontologia? Nel nostro quindicinale abbiamo una rubrica intitolata “Ahi! Serva stampa” dove denunciamo ogni volta le principali meschinità e i servilismi che inquinano l’informazione italiana. Questa volta la rubrica è chiusa per lutto.

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