A Bologna la campagna per le elezioni amministrative registra una sola vera novità: la lista di Coalizione civica, partorita da un’idea di Mauro Zani, attraverso un appello del luglio scorso che raccolse in piena estate seicento firme ed approdato dopo circa sei mesi, all’elezione attraverso il voto di 1600 elettori, iscritti o sostenitori della coalizione di Federico Martelloni giuslavorista a candidato sindaco. È stato l’unico percorso partecipativo per la scelta della candidatura alternativa al sindaco uscente Virginio Merola, le altre opposizioni cinque stelle e destra leghista, hanno stabilito le loro candidature all’interno dei rispettivi gruppi dirigenti.

coalizione

A Bologna la crisi di consenso dell’amministrazione uscente è ben visibile anche se viene accuratamente nascosta dai media, scaturisce dalla mancata presa d’atto dell’esaurimento di un modello amministrativo e di governo della complessità obsoleto, dallo stanco trascinarsi di una gestione “ordinaria” priva dello spirito e della qualità necessarie ad affrontare una fase di vita delle città che richiederebbe invece coraggio e innovazione.

La crisi degli alloggi, la mancanza o l’insufficienza del lavoro, la crescente marginalizzazione di larghi strati sociali, la percezione d’insicurezza, comporterebbero scelte di priorità del tutto diverse da quelle individuate e gestite dall’amministrazione uscente, orientata a promuovere un’immagine della città, vetrina del centro storico, poco attenta ai bisogni crescenti delle periferie, inadeguata nel sistema di infrastrutturazione, basta pensare alla grave crisi del polo fieristico e del sistema di trasporto pubblico incompiuto ed inefficace per i numerosi e gravi errori di pianificazione.

Una classe amministrativa impaurita solo di scontentare i tradizionali raggruppamenti d’interessi, in primo luogo tutto quel che ruota intorno al potente ex rettore Roversi Monaco. In questo senso la proposta di Zani, da cui la coalizione ha preso le mosse, è stata quella di fondare una compagine che unisse tutte le anime della sinistra tradizionale e nuova in un progetto di governo, nettamente alternativo alla penosa subordinazione ormai acclarata del Pd al sistema di poteri dominante.

La sua intuizione ha suscitato molto interesse ma meno sostegno attivo da parte di forze fondamentali per costruire il progetto: una parte del sindacato, della cooperazione sana ( quel che è rimasta), soprattutto l’intellettualità vivace e ipercritica, rappresentata da figure molto influenti sul piano culturale e professionale, ma poco inclini a spendersi in prima persona, tranne alcune lodevoli eccezioni, a “mettere la faccia” in battaglie campali come questa.

Ora la navicella della coalizione prende il largo piena di entusiasmo giovanile e di molte energie fresche, bisogna vedere se riuscirà a perforare il muro di scetticismo rinunciatario che alberga in molte parti della città, sfiduciata da una classe politica considerata da tanti non credibile e del tutto inadeguata ma consuetudinariamente  riconfermata. La posta in gioco resta quella di sconfiggere il Pd e di costruire un’alternativa di governo, in subordine di eleggere un nutrito numero di consiglieri comunali per iniziare un lavoro di lungo termine nel consiglio ed in città per una futura alternativa.

I numeri danno ragione ad un cauto ottimismo, la sinistra a Bologna può contare su una base potenziale almeno del 10 per cento, già raggiunto in città nelle scorse elezioni regionali dalla sola Altra Emilia Romagna, lo dicono gli stessi sondaggi del Pd.

Se la coalizione riesce a parlare ad un universo ampio di soggetti, che non sia l’ambito più tradizionale della sinistra identitaria, lo può fare attraverso Martelloni e le qualificate candidature che è riuscita a reclutare, se concretamente si avanzano proposte innovative e in linea con le aspettative degli strati sociali più in difficoltà (non solo questi ovviamente) dimostrando di essere sensibili e propositivi verso quelle istanze, se si dimostrerà di essere veramente e fino in fondo alternativi al logoro schema del Pd e di Merola di “parlare a sinistra e guardare a destra”, allora non è detto che la sorpresa alla fine non sia maggiore delle attese. L’importante che il progetto e il linguaggio siano coerenti.

Ps: è vero che esiste una lista a sinistra del Pd ma alleata di Merola, ispirata da Amelia Frascaroli, ma è una proposta perdente perché non risolve la domanda di fondo di cambiamento che non può che scaturire da un superamento dell’attuale predominio del partito di Renzi, che invece con il loro apporto viene salvaguardato.

Ps 2: I risultati del referendum contro le trivellazioni, nonostante il mancato raggiungimento del quorum sono comunque interessanti, a Bologna in particolare dove si è votato in percentuale sensibilmente superiore alla media nazionale ed in modo nettamente favorevole alla domanda referendaria.

Articolo Precedente

Maroni a processo, ma per le due fedelissime prorogati i contratti fino al 2018

next
Articolo Successivo

Legittima difesa, il testo ritorna in commissione e maggioranza spaccata. La Lega sulle barricate: “Vergogna”

next