Nel dopoguerra il pubblico ministero Fritz Bauer lavorò alla cattura di Adolf Eichmann pur contrastato da alcune fila di un sistema tedesco che ancora proteggeva nazisti sfuggiti a Norimberga. Invece il neuropatologo Bennett Omalu documentò i danni neurologici causati dalla pratica del football americano mettendosi contro la lobby dell’NFL. Storie vere che escono dall’ombra grazie a due film in uscita

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“Per quell’uomo essere la persona che scopre l’ETC e dover dare questa informazione all’America sul suo sport preferito è stato devastante, e io come artista sono stato immediatamente attratto da questo conflitto interiore. È una bella persona, dolce, brillante e ingenua, e crede che la verità renda liberi”. Così Will Smith alla stampa. Interpreta Bennett Omalu nel nuovo film scritto e diretto da Peter Landesman Zona d’ombra. Il dottor Omalu scoprì negli anni Novanta la causa di strani casi di suicidi e follia riportati da ex-campioni di football in età non superiori ai cinquant’anni: i forti colpi subiti alla testa durante partite e allenamenti, di conseguenza encefalopatia traumatica cronica. ETC appunto.

“Anche se sono passati ormai 12 anni, ancora non riesco a credere a quanto sono stato coraggioso e audace in quella ricerca”. Ha affermato recentemente Omalu su quella pubblicazione – sostenuta dal luminare Steven DeKosky, con il volto di Eddie Marsan – che fece tremare l’Nfl, National Football League. “Per 12 anni sono stato attaccato e ferito. Quel documento era molto idealista ma non c’è nulla che non sia stato confermato da ricercatori indipendenti”.

Il film di Landesman getta luce su una storia poco conosciuta e una lobby potentissima. Al cinema dal 21 aprile, è uno dei grandi esclusi dagli Oscar. La performance di Smith probabilmente meritava una nomination, ma forse stavolta ha pesato più del colore della pelle la lotta di Davide contro Golia. Questo medical thriller tenue nei toni racconta in maniera lucida e concisa il senso del dovere di Omalu, il discredito, umiliazioni e minacce inferti al patologo africano per aver osato scalfire con una ricerca scientifica un’istituzione gloriosa e fruttuosa come il football americano. Un giocattolo che con le sue valanghe di milioni di dollari e seguaci compie anche atti benefici per le comunità statunitensi finanziando scuole e ospedali. Ma che all’interno del casco ha lasciato esposti testa e cervello dei giocatori a urti insostenibili per l’uomo.

Furono ancor più insostenibili per l’umanità i crimini che portarono allo sterminio di milioni di ebrei e non solo. Un altro film dal binomio alla Davide e Golia è Lo Stato contro Fritz Bauer, in uscita il 28 aprile. Nel dopoguerra tedesco Bauer fu il pubblico ministero che attraverso una lunga indagine condusse la sua ostinata battaglia contro l’oblio della Shoah. L’uomo da trovare era Adolf Eichmann, tenente colonnello delle SS responsabile della deportazione in massa nei campi di concentramento, poi rifugiato in Argentina sotto falso nome.

Bughart Klaussner impersona questo uomo di stato dimenticato dalla Germania moderna e rivalutato per il suo eroismo solo pochi anni fa. “Aveva l’età giusta, il fisico giusto, l’arguzia intellettuale, la maturità emotiva, la rabbia interiore e per di più l’umorismo. Trovo sia stata un’esperienza particolarmente bella assistere alla sua capacità instillare tanta vita in un personaggio piuttosto introverso e di dotarlo invece di tante sfumature interessanti”. Ha detto di lui il regista Lars Kraume. “Ha accettato con gratitudine quello che la sceneggiatura aveva da offrire e non ha smesso mai di sorprendermi con nuovi dettagli, per esempio un accenno di sorriso malizioso sotto i baffi. La mia preoccupazione principale era non costruire un film ipocrita e moralista. Ecco perché per me era essenziale che il protagonista fosse dotato di senso dell’umorismo caustico e disinvolto”.

Vincitore del Premio del Pubblico all’ultimo Festival di Locarno, il film è un quadro storico rigoroso di un’indagine spintasi fino alla collaborazione con il Mossad israeliano e all’accusa di alto tradimento ai danni del burbero procuratore. Il fumo che lo avvolge, avvincenti trecce narrative di doppi giochi, il cast prezioso e una ricostruzione mirabile lo rendono una perla ben al di sopra del recente Il Ponte delle Spie. E in tedesco sottotitolato è ancora più veritiero. Provare per credere.

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