Hai voglia, governo e Agenzia delle Entrate, a rasserenare gli animi di 30 milioni di italiani tra campagne spot e interviste sul 730 precompilato. Quando arriva il momento di pagare le tasse non c’è dichiarazione dei redditi semplificata che regga: lo stress è sempre altissimo e ai contribuenti non resta che armarsi di computer e Pin (la pazienza non fa più parte del fisco 2.0) per imbarcarsi in questa impresa. Che ci si augura sarà più semplice dello scorso anno, quando ci fu l’esordio della precompilata tra falle e slittamenti. Tant’è che su 19 milioni di contribuenti che hanno ricevuto il 730 nel 2015, solo il 5,1% lo ha accettato senza modifiche; in tutti gli altri casi sono state fatte integrazioni e modifiche visto che la dichiarazione precompilata non conteneva, tra le altre cose, le detrazioni per spese sanitarie.

E quest’anno? Dal 15 di aprile, 20 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati che devono presentare il 730 e altri 10 milioni alle prese con l’Unico (che fa il suo esordio nella versione precompilata) possono accedere al sito delle Entrate, inserire il Pin (ecco come si richiede; è possibile anche usare quello dispositivo dell’Inps, del NoiPa, la smart card Cns e lo Spid che è il nuovo sistema unico di identità digitale), e trovare la propria dichiarazione che contiene sia gran parte delle spese sostenute l’anno precedente (spese sanitarie, universitarie, funebri, per interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici e contributi versati alla previdenza complementare; voci che si aggiungono agli interessi passivi sui mutui, premi assicurativi, contributi previdenziali, assistenziali e versati per lavoratori domestici) che la possibilità per marito e moglie di presentarla in modalità congiunta. Basta che i coniugi siano provvisti di un pin autonomo.

Ecco la nostra prova sul campo. Entrando nel sito con il pin delle Entrate, appare una prima schermata nella quale sono presenti tre percorsi: visualizza, modifica o accetta. Ma solo dal 2 maggio sarà possibile accettare, modificare e inviare la dichiarazione precompilata. Fino ad allora si può solo visualizzare il modello. Che è così composto: dalla sezione “Dati considerati per preparare la tua dichiarazione precompilata“, cliccando su “Visualizza i dati” si accede a una serie di menu a tendina che mostrano le certificazioni uniche inviate dal datore di lavoro e da altri sostituti d’imposta (come le eventuali collaborazioni occasionali), familiari a carico, redditi dei fabbricati e da lavoro dipendente, i dati trasmessi da Inps, banche e assicurazioni. Oltre a quelli ricavati dalla dichiarazione dei redditi del 2015 (possesso di immobili e terreni, detrazioni per lavori edilizi e risparmio energetico). E qui viene indicato se questi dati, a disposizione del fisco, sono stati inseriti o no nella dichiarazione attraverso, rispettivamente, la spunta verde o il simbolo di una crocetta rossa. Come ad esempio, il caso di un bonifico per ristrutturazione edilizia eseguito nel 2015 che certamente non è stato calcolato nella precompilata di quest’anno. Ma la spiegazione fornita dal fisco nella tabella predisposta, con i possibili motivi più frequenti di mancato inserimento dei dati, è generica e rischia di confondere. Quindi, in caso di dubbio, si dovrà risalire alla documentazione originale in nostro possesso e verificare il motivo dell’anomalia.

Se non ci si è ancora persi nelle sottocategorie, è poi cliccando su “Oneri e spese” che si può vedere il dettaglio delle detrazioni e deduzioni che il fisco ha già inserito nel modello precompilato. Mentre con un altro click si ottengono le spese sanitarie (450 milioni di dati che da soli valgono 14,5 miliardi di spese detraibili), divise tra ricevute mediche e ticket per farmaci. Facendo molto attenzione: sono state riportate solo quelle presenti sulla tessera sanitaria, strisciata in farmacia o presso l’Asl per le visite specialistiche, esami di laboratorio e accertamenti diagnostici. Ma non ci sono le spese per i farmaci da banco, quelle per gli occhiali e le parcelle dei fisioterapisti che vanno aggiunte a parte.

Poi, selezionando la casella “Scegli il modello” (tra 730 e Unico), si può passare a stampare la dichiarazione in formato pdf. E proprio qui si scopre un’altra novità: nell’ultima pagina c’è la lista degli “Elementi a base del 730 precompilato”. In pratica, si tratta di una sorta di memo che riepiloga tutti i casi in cui l’integrazione risulta necessaria in quanto i dati non sono stati inseriti dall’Agenzia. Tra queste spicca la prima rata del bonus per i lavori in casa (50%) e per il risparmio energetico (65%): la spesa, infatti, è presente solo in questo foglio informativo e sarà il contribuente che dovrà provvedere o meno a segnalarla nella dichiarazione. Attenzione va prestata anche alla voce “Redditi di terreni e fabbricati”: dal memo non si vede se sono stati conteggiati tutti gli immobili posseduti. E lo scorso anno è stata la sezione a più alta densità di errori.

Meglio ricordare che chi presenta il 730 precompilato – direttamente o tramite il sostituto d’imposta – senza modifiche o con modifiche che non incidono sulla determinazione del reddito o dell’imposta, non sarà sottoposto al controllo formale. Un vantaggio che spingerà gli italiani a percorrere la strada del fai da te? È ancora presto per dirlo, ma le resistenze alla dichiarazione precompilata restano altissime, così come le difficoltà riscontrate dai contribuenti che potrebbero scoraggiarsi già nei primi passaggi per richiedere il pin. E del resto, se non si vuole dialogare a tu per tu con il Fisco, l’alternativa è troppo comoda e nota: rivolgersi a Caf e professionisti, cosa che lo scorso anno è stata fatta dal 93% di chi ha presentato il 730. Ma, oltre al concreto rischio di trovare file e caos, il cittadino deve portare anche gli scontrini, le ricevute, le fatture e le quietanze che provano le spese sostenute da aggiungere o correggere nel modello precompilato.

Inoltre, ci sono da considerare anche tariffe più care. I professionisti, infatti, dovendosi assumere in toto la responsabilità della dichiarazione (su di loro cadono le responsabilità in caso di accertamenti), si fanno pagare di più. “Ma solo di qualche euro“, spiegano i coordinatori della consulta nazionale dei Caf, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini. In parole povere, le tariffe medie per la dichiarazione dei redditi vanno da 36,50 euro nel Sud a 64,50 euro nel Nord Ovest. “Ci si aspetta un’altra stagione impegnativa – sottolineano – perché la semplificazione della dichiarazione precompilata è dei canali e non degli adempimenti. E il cittadino si rivolge a noi per evitare la giungla di detrazioni e deduzioni fiscali che vanno controllate una a una“. La consulta mette in guardia anche da “consulenti abusivi e faccendieri che operano attraverso il Pin personale del contribuente, scaricando su di lui la responsabilità e gli eventuali danni erariali, di cui invece è chiamato a farsi carico il Caf”.

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