Durate la discussione delle due mozioni di sfiducia presentata contro il governo, da parte di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle non sono mancati gli scontri tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed i senatori pentastellati. Renzi sull’inchieste in Basilicata afferma: “Non vi è alcuna ipotesi di corruzione che riguarda il governo – con il M5S che rumoreggia nell’Aula di Palazzo Madama – l’unica ipotesi di procedimento penale che nascerà da questa vicenda sarà quella su cui vi chiederemo a rispondere della diffamazione del Partito democratico e su cui spero rinuncerete all’immunità parlamentari, voi cittadini. Lì vedremo chi è condannato e chi no”. Il M5S protesta e Renzi replica: “Quando avranno terminato con le urla, torneremo alla dura verità dei fatti”. “Leggi le intercettazioni” urla il senatore Airola e il premier ribatte: “Ognuno ha i suoi spot preferiti: il suo è leggere le intercettazioni, il mio è quello di rispettare la Corte Costituzionale”. Il presidente del Consiglio continua ad ironizzare verso il M5S: “Contano i codici delle leggi, non i codici di un software, se vengo giudicato lo faccio attraverso le sentenze, non dai blog con una password: è la differenza che c’è tra l’interpretare la politica come grande servizio e come grande server. E’ una differenza che potranno capire con il tempo”. Poi Renzi si concentra sul tema della giustizia e del garantismo ricevendo fragorosi applausi da parte del del gruppo dei senatori di Ala e del Nuovo Centrodestra e tra questi, in special modo, dal senatore Roberto Formigoni

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‘Barbarie giustizialista’, storia di un’ossessione: dal ‘padre nobile’ Berlusconi fino a Renzi

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