L’avevamo raccontata mesi fa la storia del Cinema America Occupato, fino a ricordare il ruolo di Marino che a un certo punto, durante il suo mandato, incontrò più volte i ragazzi in Campidoglio e alla Casa delle Culture, e di sua spontanea volontà, ancora in carica, aveva considerato di assegnare lo spazio ai ragazzi, riconoscendo il valore dell’esperienza, del loro lavoro, della sala.

E’ andata poi così? No. Quando si è trattato di agire, anziché assegnarlo come aveva precedentemente proposto, sei mesi dopo ha annunciato un bando – quello per la Sala Troisi – a cui l’Associazione Piccolo Cinema America ha partecipato, perché diventava una possibilità di portare avanti la loro esperienza.

Ma è di ieri la notizia della vittoria del bando della Sala Troisi. Una vittoria, che oggi in questa città maltrattata, abbandonata, consegnata alla speculazione edilizia, non è che una speranza.

ABBIAMO VINTO IL BANDO DELLA SALA TROISI!!!!!!!!!!!
Cinque anni fa abbiamo formato un’assemblea, l’assemblea “Giovani al…

Pubblicato da Cinema America Occupato su Mercoledì 13 aprile 2016

Mappare spazi abbandonati, salvarli e restituirli alla cittadinanza come nuovi luoghi è stata da cinque anni la convinzione dei ragazzi dell’America Occupato che ha coinvolto cittadini di tutta la capitale. “Abbiamo così occupato il Cinema America con l’intento di renderlo uno spazio in cui poter essere “protagonisti e non semplici fruitori” – ha dichiarato Valerio Carocci, Presidente dell’Associazione Piccolo Cinema Occupato -. Siamo stati sgomberati e non siamo ancora stati in grado di riaprirlo definitivamente, ma l’abbiamo per ora sottratto alla demolizione e speculazione. Abbiamo vinto al Tar contro il tentativo di rimozione dei vincoli ministeriali ed ora ci stiamo costituendo al Consiglio di Stato per lo stesso motivo”.

La felicità dei ragazzi dell’Associazione è la sintesi, dunque, di anni di lotta, di mesi di attesa: “Abbiamo finalmente raggiunto un altro sorprendente risultato – continua Carocci –  Abbiamo restituito alla città un nuovo spazio: oggi abbiamo vinto il bando per l’assegnazione della Sala Troisi di via Induno, esclusivamente sulla base della nostra storia e della nostra idea di spazio culturale e sociale polivalente. Oggi proseguiamo ancora con la nostra identità e spensieratezza quella “Brutta, sporca e cattiva”, di chi è pronto a tutto per ciò in cui crede.

Questa, però, è un’assegnazione particolare: è una rivendicazione politica stessa, in quanto la sala trasteverina è passata dall’essere occupata sine titulo da una delle più grandi società dell’esercizio cinematografico, la Mediaport Srl di Giorgio Ferrero (anche presidente di Anec Lazio e nipote del Viperetta della Sampdoria), all’essere data in gestione alla più piccola e giovane esperienza politica, culturale e sociale che abbia mai messo piede nel settore cinematografico, costituitasi tra l’altro in associazione culturale non a scopo di lucro“.

Cosa diventerà la Sala Troisi? “Un operatore culturale vivente, una palestra di democrazia, un laboratorio di rapporti sociali, un presidio di ragazzi a tutela dei territori e di valori come l’antifascismo e l’antirazzismo, un polo aggregativo che dà vita al territorio circostante e che da questo riceve la sua stessa linfa vitale, come una spugna che si lascia riempire dei contenuti delle realtà esterne, al tempo stesso inondando tutta la città dei propri”.

C’è bisogno a Roma di spazi culturali, c’è bisogno di abbattere la speculazione edilizia con progetti che sappiano valorizzare i vari ambiti della cultura, di consegnare il patrimonio pubblico dismesso a famiglie, ad attività culturali. Roma, i cittadini che la vivono, hanno necessità di spazi.

C’era bisogno, soprattutto e anche questo va detto, di un segnale di speranza a Roma, in questa città dove i beni comuni vengono sottratti alla cittadinanza e così alla democrazia.

C’era bisogno di una speranza, anche solo per continuare a resistere, per ricordare che l’amore per questa Roma, insomma, sì, mi rendo conto che può essere giudicato un amore ostinato, ché parlare di questa capitale non è facile perché Roma, come tutte le grandi metropoli, la puoi osservare da una infinità differente di punti di vista, di realtà che la vivono e la abitano e guardarla a seconda di dove scegli di puntare la tua lente d’ingrandimento, scovandone così, di volta in volta, orrori e bellezze.

E ieri, come oggi, non potevo che fermarmi su questa vittoria, appuntandone la sua bellezza. Rassomiglia alla bellezza della resistenza.

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