In tanti mi hanno segnalato l’offensiva commerciale sui mezzi d’informazione delle aziende che vendono i cosiddetti “medicinali omeopatici”: ovvero l’iniziativa “Giornata internazionale dell’omeopatia”, in occasione del compleanno del suo “scopritore” Samuel Hahnemann, il 10 o 11 aprile.

Un tentativo di contrastare il declino di un mercato in contrazione, dato che per fortuna (dati Istat 2014) sempre meno persone ricorrono all’omeopatia? I comunicati stampa delle aziende sono stati ripresi dai mezzi d’informazione per lo più in modo acritico. Nulla di cui (purtroppo) stupirsi.

Tra i tanti contributi discutibili, una menzione speciale la merita il Tg1 mandato in onda venerdì 8 aprile alle otto di sera. Al minuto 31.41 milioni di italiani hanno potuto ascoltare l’intervista con il Dr. Francesco Eugenio Negro: “…userei la medicina omeopatica perché non do farmaci che potrebbero intossicare…”. Dopo l’intervista al figlio di Totò Riina, ecco un’altra ragione per essere contenti di non avere una televisione a casaCome spiegato recentemente da Salvo di Grazia, è molto complesso “intossicarsi” con i “farmaci” omeopatici, vista la loro composizione.

Farmaci

Non è un caso che la “giornata internazionale dell’omeopatia” sia proprio in primavera. In questo periodo si riscontrano molti malanni non gravi come le allergie che rappresentano un’ottima occasione per abbindolare nuovi clienti. I pollini abbondano e le persone starnutiscono: ecco il granulino di zucchero o le goccettine d’acqua che dovrebbero “curare” i malcapitati. I pollini terminano e le persone “si sentono meglio” e qualcuno crede davvero che alcuni granuli di zucchero indistinguibili da altri granuli di zucchero e alcune gocce d’acqua indistinguibili da altre gocce d’acqua abbiano fatto il “miracolo”. Eppure basterebbe semplicemente prendere la confezione e leggere cosa scrive il produttore: “medicinale omeopatico perciò privo di indicazioni terapeutiche approvate”.

Il miracolo (commerciale) è che delle aziende riescano a vendere qualcosa che (putroppo) nella farmacie è normalmente esposto accanto a medicinali di provata efficacia, rinunciando a dimostrare questa efficacia.

Nell’intervista del Tg1 c’è anche un interessante spunto di riflessione: alla domanda su per quali patologie sarebbe indicata l’omeopatia, la risposta è stata: “per forme allergiche o stati di stress. Non la consiglierei certamente per tumori o infarto”. Questa è un’evidente contraddizione. Se l’omeopatia servisse davvero a qualche cosa, perché mai dovrebbe essere relegata solo ad alcune patologie, guarda caso proprio quelle per cui un eventuale miglioramento è davvero complesso da misurare tramite parametri oggettivi? Non c’è alcuna condizione medica per la quale vi siano evidenze di una qualsiasi efficacia dei medicinali omeopatici, se non l’eventuale necessità di alcuni di regalare soldi a aziende e medici.

La legge italiana obbliga l’omeopata ad essere un medico. Ironicamente, una persona non laureata in Medicina che prescrivesse delle gocce omeopatiche a diluzione oltre CH12, quindi nelle quali non c’è statisticamente neppure una singola molecola di principio attivo, potrebbe essere perseguita per esercizio abusivo della professione medica. Questo serve da un lato a rispettare la libertà di chi desidera donare denaro alle aziende produttrici di medicinali omeopatici e agli omeopati, ma dall’altro a tutelare i pazienti perché si spera che di fronte a una condizione seria l’omeopata si passi la mano sulla coscienza e indirizzi il malcapitato di turno verso le cure efficaci per davvero.

Purtroppo, questo non avviene sempre. È notizia recente la morte di una paziente a causa di un melanoma potenzialmente curabile la quale è ricorsa a una dottoressa che le ha prescritto tra le altre cose proprio dei medicinali omeopatici. E non è certo un caso isolato. Le vittime sono spesso bambini con condizioni potenzialmente risolvibili, ma che ritardano le cure efficaci ricorrendovi quando oramai è troppo tardi.

Chi sarebbe quindi un bravo omeopata? Nella mia opinione, quello che riciclerebbe una frase di Samuel Hahnemann, il papà dell’omeopatia, rivolta ai pazienti in attesa nel suo studio “Andatevene, non sono in grado di curarvi, non voglio rubarvi i soldi”.

 

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