“Questa piattaforma è un modello di futuro che non crea posti di lavoro e non crea una buona economia”. Sono le parole di Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana che ha effettuato un blitz a bordo di un gommone alla Trivella Prezioso dell’Eni, a sei miglia a Sud di Licata. “Il senso di questo blitz – spiega – è rendere visibile quello che il governo ha provato a nascondere, cioè un referendum molto importante che parla del futuro del nostro Paese”.”Fino ad ora le royalties sulle estrazioni petrolifere hanno portato alla Sicilia meno denaro rispetto ai danni che sono stati fatti a questa terra”, fa notare, invece, Erasmo Palazzotto. Impossibile raggiungere la trivella, dato che una motovedetta della Guardia di Finanza ha bloccato le imbarcazioni civili a 500 metri di distanza, impendendo di proseguire oltre. Al tema delle trivellazioni, però, la zona del porto di Licata – un tempo animata da centinaia  di grandi pescherecci – dimostra di essere particolarmente sensibile. “È una vergogna – dicono i pescatori – da queste parti non si prende più niente: prima c’era più abbondanza di tutto, adesso non ci sono più pesci, non prendiamo neanche le lische”. Il motivo? “Le petroliere inquinano, le lavano in mare, non si può fare neanche un bagno perché il mare è inquinato”, spiegano tra i pontili del porto commerciale, mentre qualcuno fa notare che “nel Canale di Sicilia la sismicità è altissima”. Unanime, quindi, il giudizio sul referendum del 17 aprile prossimo: “Se andremo a votare? Certo che sì”  di Giuseppe Pipitone e Pietro Giammona
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