“Tre persone hanno iniziato a lanciare alcune pubblicazioni contro lo staff riprendendo il tutto con la videocamera. Nel fare questo hanno chiesto del fumetto Quando c’era LVI”. È l’editore Shockdom a denunciare con un comunicato i fatti successi domenica intorno alle 18, alla Fiera di Roma, dove il Romics, festival del fumetto e dell’animazione, stava per chiudere i battenti: “Tre uomini – ma la polizia, che è intervenuta immediatamente, parla di cinque persone, ndr – si sono avvicinati allo stand Shockdom, con una videocamera. Uno di essi, fingendo un inciampo, ha versato della coca cola su alcuni volumi”, scrive l’editrice bresciana. “Nel momento in cui gli standisti si sono avvicinati per pulire le copie” è partito l’assalto, con la richiesta a gran voce di avere copie del fumetto antifascista. Richiesta inutile, perché le 500 copie del fumetto, presentato in anteprima al Romics e dal 15 aprile in edicola, erano già andate esaurite

Facendo i conti Shockdom, che sporgerà denuncia contro ignoti, lamenta danni “tra i cinquecento e i mille euro”. “Probabilmente l’argomento di cui tratta l’opera, il fascismo e il Duce, è ancora un nervo scoperto per una parte degli italiani e l’emotività può portare a comportamenti non leciti”, commenta l’editrice, ma “la pubblicazione dei quattro numeri di “Quando c’era LVI” andrà avanti con la programmazione già definita”. Nel volumetto tre personaggi che discutono di politica dentro CasaPound, tra cui Giannone – chiara irrisione del leader di CasaPound Gianluca Iannone – si fanno aiutare da un vecchio allievo del dottor Mengele a trafugare il cadavere del Duce. Poi gli ridanno vita, ma scoprono con amarezza che quello resuscitato è un Mussolini completamente di colore.

Ad accendere gli animi dev’essere stata, però, anche la copertina di Qvando c’era lvi, dove Mussolini è ritratto a testa in giù, il che riporta con la mente a piazzale Loreto. Gli autori delle 36 pagine, Daniele Fabbri e Stefano Antonucci, scrivono sul loro profilo Facebook: “Abbiamo fatto un fumetto sul fascismo perché pensiamo che in Italia ci sia ancora il problema del fascismo, quindi non siamo stupiti di aver ricevuto delle intimidazioni”.

Nel pomeriggio di sabato, invece, il candidato alle Comunali di Roma per CasaPound, Simone Di Stefano, scriveva su Twitter, rivolto a Fabbri: “Non vediamo l’ora di querelarti, dobbiamo stampare altri 10.000 manifesti, la carta costa!”, e annunciava: “Vengo a prenderlo a Romics”. “L’accusa di avere diffamato”, dice Fabbri, che sempre con Di Stefano ha firmato anche il successo del fumetto Gesù, “dipende da una frase del fumetto, dove un personaggio lamenta il fatto che a destra ci sono ‘politici ipocriti, che usano il razzismo per andare in tv ma non hanno mai bruciato un negro in vita loro’. Come si può leggere nessuno fa riferimenti a politici di CasaPound, né intendiamo collegare i fatti di domenica ai tweet di Di Stefano. Certo il fumetto dà fastidio, ma noi lo sappiamo: l’Italia ha 3 problemi, dio, patria e famiglia. Più in là, forse, parleremo dell’islam”.

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