E’ stato condannato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, porto d’armi e danneggiamento aggravato ma non ha dichiarato il suo passato e ora dovrà rispondere di falso commesso in atto pubblico. A finire indagato dal tribunale di Padova è il maestro Domenico Petrozzi, 48 anni, residente a Nocera Inferiore ma in cattedra all’istituto comprensivo di Saonara (Padova) diretto da Franco Schiavon che ha scoperto il possibile “broglio” del suo insegnante.

Una “sorpresa” per il maestro Petrozzi che dopo una vita intera da precario quest’anno è entrato di ruolo grazie alla “Buona Scuola”. Come tutti i docenti ha fatto tutto quello che doveva fare: ha compilato tutti gli atti previsti al momento della firma del contratto compreso quella dichiarazione sostitutiva di certificazione a norma dell’articolo 45 del Dpr 445 del 2000.

E’ in quel documento che il maestro non avrebbe dichiarato i suoi precedenti penali. Un’omissione grave dal momento che l’autocertificazione prevede che il dichiarante sia consapevole delle sanzioni penali previste in caso di falsità. A scovare l’incongruità dei dati sembra sia stato il dirigente scolastico. A dare la notizia per primi, oggi sono stati i quotidiani locali che hanno riportato la vicenda, suscitando preoccupazioni nei genitori dei ragazzi perché l’insegnante non ha perso il posto di lavoro ma è in cattedra.

“Il mio assistito – spiega l’avvocato Marco Cinetto, nominato d’ufficio dal Tribunale di Padova – resterà in classe perché fino a quando non viene accertato il fatto dall’autorità giudiziaria, è solo sotto indagine. In caso di assoluzione non perderà la cattedra. Esiste la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva”.

Il legale di Petrozzi ha ricevuto la nomina dalla Procura nella giornata di martedì ma non ha ancora avuto un colloquio con il suo cliente: “Le condanne definitive – spiega l’avvocato- riguardano i reati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, porto d’armi, danneggiamento con recidiva reiterata infra quinquennale. Si tratta di una sentenza della Corte d’Appello di Salerno del 2012 divenuta irrevocabile e di un’altra del tribunale di Padova del 2013.

Dovrò verificare i fatti con il mio assistito ma potrebbe trattarsi di un nuovo caso Stefano Rho. Per il professore bergamasco i reati erano più lievi ma la sostanza non cambia. Bisogna vedere se Petrozzi era a conoscenza del fatto che le accuse si erano tramutate in sentenze con effetti definitivi. Inoltre nel penale molti pensano che certe condanne non siano rilevanti ai fini dello svolgimento di un lavoro pubblico. Stiamo parlando di reati di una certa rilevanza ma potrebbe essere stato concesso il beneficio della non menzione”.

Ora, entro l’estate, il pubblico ministero potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per l’insegnante che intanto continuerà a svolgere il suo lavoro in classe tra i bambini, ad incontrare i genitori dei ragazzi e i colleghi. A breve l’avvocato Cinetto lo incontrerà.

Articolo Precedente

Università, ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica’. Come?

next
Articolo Successivo

Insegnanti: cari allievi, anche il vostro maestro è un ‘Dop’

next