Sedici anni fa, Carmelo Cocuzza è stato licenziato dalla base U.S. Naval Air di Sigonella perché accusato di aver usato il badge illegalmente, in suo favore e per un collega. Nel 2014 però, la Cassazione ha confermato che il licenziamento è avvenuto senza giusta causa, per questo motivo l’ex dipendente ha diritto al reintegro sul posto di lavoro più un risarcimento di 600mila euro. Gli Stati Uniti, contravvenendo a quanto deciso della giustizia italiana non hanno accettato la sentenza, e offerto una compensazione di 300 mila euro senza la riassunzione. Per questo motivo e dopo anni di lotta, Cocuzza insieme al suo legale Concetta La Delfa, all’ufficiale giudiziario del tribunale di Catania, ai carabinieri e ad alcuni componenti della Cgil Catania, si è presentato alla base di Sigonella per effettuare un pignoramento come risarcimento, ma dopo quasi sette ore di trattativa il nuovo incontro non ha portato i risultati sperati. “Il nuovo legale degli Stati Uniti – spiega ai microfoni de ilfattoquotidiano.it l’avvocato La Malfa – ha formulato una nuova offerta che tiene conto anche della perdita del lavoro del mio assistito, quindi abbiamo deciso di aspettare quindici giorni per trovare insieme una soluzione definitiva”. “Questa è la terza volta che sospendiamo il pignoramento, – spiega Cocuzza – per ben due volte ci hanno preso in giro, però ho tutte le carte per far valere le mie ragioni e andrò avanti”. La battaglia tra il Davide siciliano e il Golia americano continua

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Facebook in ufficio? Il datore di lavoro potrebbe spiarvi e licenziarvi. Legittimamente

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