Quattro ragazzi, qualche settimana fa, hanno perso la vita in un incidente stradale.

Erano musicisti. Per ricordarli, parlare e far parlare della loro comune passione per la musica ed in particolare per la musica di strada, un gruppo di amici di Cuneo ha deciso di darsi appuntamento il prossimo dieci aprile, per strada, per far musica, tutti insieme.

“Spontaneamente musica”, il titolo dell’appuntamento. Un titolo che vale più mille parole. L’idea ha avuto un grande successo ed ha riscosso, in fretta, le attenzioni dei media e delle istituzioni locali.

Ma con la “fama”, per i promotori dell’iniziativa, sono arrivati anche gli ostacoli.

La Siae – la Società italiana autori ed editori – ha chiesto, infatti, agli organizzatori di versare una fideiussione di oltre 600 euro per l’ipotesi nella quale nel corso dell’evento fossero stati suonati brani appartenenti al repertorio da essa tutelato.

Ed a nulla è valso il tentativo dei musicisti di far presente che era loro intenzione suonare esclusivamente musica inedita. Niente fideiussione, niente evento secondo i locali uffici della Siae.

Impossibile capire in forza di quale legge la Siae potrebbe esigere una fideiussione per l’ipotesi nella quale chi dice di suonare brani estranei al repertorio che la società amministra, poi li suoni.

Un po’ come se la società che gestisce i parcheggi pubblici, mi chiedesse di prestare una fideiussione per l’ipotesi nella quale io lasci la macchina nelle strisce blu oltre l’orario per il quale ho pagato! Ed è così che, ieri, Andrea Ruberto, uno dei promotori, si è ritrovato costretto a mettersi davanti alla webcam del suo computer ed ad annunciare via Facebook la decisione di annullare l’evento. Inutile provare a spiegare la decisione con più naturalezza, discrezione e delicatezza di come lo fa Andrea nel suo video. Ma la sintesi è facile ed è questa.

I musicisti hanno unanimemente ritenuto che non sarebbe stato etico dividersi i 660 euro in questione e pagare per suonare la loro musica perché così facendo, loro, musicisti di strada, avrebbero dovuto accettare l’idea di non essere neppure liberi di suonare, per strada, gratuitamente ed in memoria di quattro amici che non ci sono più. E, sempre, unanimemente e sempre per ragioni etiche hanno anche scelto di non accettare l’offerta del Comune di farsi carico del pagamento della fideiussione perché se avessero detto si, l’evento da “Spontaneamente musica”, avrebbe finito per il trasformarsi in una cosa diversa, uno spettacolo finanziato dal pubblico, per il pubblico come tanti altri.

Andrea, pare di capire, non da solo, domenica 10 aprile sarà lì, in via Roma, con la chitarra in spalla anche se, probabilmente in silenzio.

Ma ci tiene, attraverso la sua pagina Facebook a dire e sottolineare che non è sua intenzione – né quella dei suoi amici – far polemica: “In merito agli ultimi eventi relativi alla giornata del 10 aprile, voglio chiarire una cosa importante. Leggo alcune interpretazioni sicuramente comprensibili per lo stato d’animo che la notizia dell’annullamento dell’evento ha scaturito in qualcuno. Va benissimo, ma voglio che sia chiaro questo: saremo comunque presenti, ma non per protesta. Non è nostra intenzione protestare, né chiedere qualcosa agli enti, né fare proposte di alcun genere. Non siamo sindacalisti, né politici. Siamo musicisti. Nessuno ha la colpa per quello che è successo, tanto meno il Comune di Cuneo, che ancora ringrazio sinceramente perché tra i suoi rappresentanti ci sono persone di cuore che ammiro e apprezzo tantissimo. Quello che accadrà domenica 10 aprile sarà semplicemente rispondere in modo etico a quanto la legge prevede, in conformità con la legge e nel rispetto delle regole. Se non si può suonare perché ci viene chiesto di pagare dalla Società che ci tutela, va benissimo. Non suoniamo, non c’è nessun problema. Io personalmente non ce l’ho nemmeno con la Siae. Se queste sono le regole ben venga, ma si vede che forse vanno riviste un po’, perché io sinceramente non mi sento tutelato. Poi io non me ne intendo, sono un musicista, la musica la faccio, non la tutelo”.

È, purtroppo, una storia come centinaia di altre che da anni rimbalzano da una parte all’altra del Paese, una storia di mala-burocrazia, contro la musica, la cultura e la libertà di espressione, in nome di legge anacronistiche, meccanicamente applicate da un soggetto al quale lo Stato, ostinatamente, continua ad accordare fiducia. Ma Andrea ed i suoi amici non vogliono far polemica né che l’evento finisca con l’essere strumentalizzato e, quindi, bisogna fermarsi qui e non dire altro.

Solo, val la pena di ricordare, che appena 48 ore fa, il Ministro dei Beni e delle attività culturali, in Parlamento, ha difeso a spada tratta il monopolio della SIAE che, a suo dire, il resto d’Europa ci invidierebbe e che, subito dopo, il Presidente della Siae Filippo Sugar, sempre in Parlamento, ha definito la sua Società come la “casa comune di tutti gli autori ed editori italiani”.

Strana “casa comune”, quella per entrare nella quale si chiede ad un gruppo di musicisti di strada con tanta voglia di suonare solo la loro musica di anticipare settecento euro per la remota eventualità in cui suonino anche musica di qualcun altro. Più musica, più libertà, meno parole e meno burocrazia.

NOTA DI TRASPARENZA: penso e scrivo le stesse cose da tempi non sospetti ma mi pare corretto che i lettori sappiano che assisto una società concorrente la Siae.

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