La canzone a scuola, nei conservatori e nelle università come serio oggetto di studio musicale o musical-letterario. Solo un paio di settimane fa ne ho scritto in merito a un’iniziativa della Fondazione Giorgio Gaber; è invece notizia recentissima il via libera del Miur per l’accreditamento al conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara per i corsi triennali di popular music.

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Ad annunciarlo sulla sua pagina Facebook è stato nei giorni scorsi il coordinatore della scuola, Angelo Valori: «Si tratta del primo accreditamento in Italia e rappresenta un evento storico per i conservatori e per coloro che amano la popular music, in quanto segna il passaggio dalla fase sperimentale a quella ordinamentale. In particolare, segnalo che al conservatorio di Pescara è stato riconosciuto l’unico triennio di composizione pop/rock presente ad oggi in Italia e uno dei pochi in Europa!».

La cosa, dunque, sembra abbastanza importante e addirittura epocale. Abbiamo contattato Valori per farcela spiegare più nel dettaglio:

«Attualmente esistono solo sei corsi di diploma accademico triennale in popular music in Italia (Pescara, Frosinone, Parma, Trento, Cuneo e il Saint Louis di Roma), oltre a due bienni a carattere compositivo (Pescara e Trento). Tutti questi corsi sono a carattere sperimentale, e alcuni sono in realtà diplomi di jazz ad indirizzo popular music. Nel 2013 è uscito un decreto ministeriale che ne consentiva la messa ad ordinamento (i corsi terminavano la fase sperimentale per essere integrati nell’offerta formativa ordinaria), ma questo decreto è restato a lungo bloccato per una serie di vicissitudini burocratiche, quali la chiusura del Cnam, l’organo tecnico che avrebbe dovuto approvare i nuovi piani di studio. Ultimamente il Ministero ha riaperto la possibilità di accreditare i nuovi piani di studio, il conservatorio di Pescara ha fatto una sua proposta e ha ricevuto risposta positiva».

Non si tratta, quindi, di un corso di popular music nell’ambito (che so?) di un corso di laurea in Scienze della comunicazione, bensì di un vero e proprio diploma accademico all’interno dell’offerta formativa ordinaria. Un passo avanti decisivo, fatto in un conservatorio, proprio in seno dunque a un’istituzione che storicamente si è da sempre manifestata refrattaria nel dare importanza alle cosiddette “canzonette”: senza contare il fatto che la popular music è anche molto altro, sia dal Festival di Sanremo che dai Rolling Stones o da Piero Ciampi.

Ancora Valori: «Teniamo presente che anche a livello universitario questa disciplina è piuttosto “snobbata”, per cui questo riconoscimento accademico deve essere considerato epocale, in quanto apre una diversa considerazione culturale nei confronti di un settore che altrimenti corre il rischio di restare molto indietro rispetto alla didattica europea e mondiale. Al di là del fatto episodico, che riguarda il Conservatorio di Pescara, questo apre la possibilità a tutti i conservatori che lo vorranno di fare altrettanto. Prevedo che in molti seguiranno, spinti dalle richieste che sono assai numerose; il nostro conservatorio è in grado di soddisfare non più del 50% delle domande di ammissione, che vengono, oltre che dalla nostra regione, dalla Puglia, dalle Marche, dalla Campania, in diversi casi da Roma e da Milano».

Insomma, quello fatto a Pescara è un fondamentale passo avanti verso il riconoscimento accademico di una forma d’arte per lo più ancora considerata come puro intrattenimento in Italia. C’è da pensare che, forse, un maggiore interesse accademico possa anche aiutare a spostare l’attenzione verso le opere più strutturate, e più in generale verso la composizione, verso l’autenticità creativa degli artisti. Prendiamo per esempio i talent: in un clima culturale più riflessivo e cosciente, potrebbe essere finalmente possibile considerare quelle esibizioni solo delle simpatiche prove di karaoke superficiali e, tutto sommato, innocue.

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