Dal Medio Oriente all’Italia, via Grecia. Traghettati da scafisti appartenenti a un’organizzazione ellenico-albanese. Un nuovo sbarco segna l’alba del Salento. E di colpo quella che è stata per tanti anni la normalità diventa l’avvisaglia di qualcosa di nuovo: è il segnale della possibile riapertura della rotta adriatica, da tempo prosciugata dagli attraversamenti via terra dei Balcani.

L’allarme lo aveva lanciato anche il ministro degli Interni, Angelino Alfano, nelle scorse settimane: i flussi bloccati a Idomeni, al confine tra la Grecia e la Macedonia, potrebbero essere dirottati altrove. E quell’altrove sono le coste pugliesi. Non a caso la Prefettura di Lecce ha già convocato i sindaci dei maggiori Comuni del territorio, per stilare un piano preventivo di azione da attivare in caso di arrivi di massa, individuando caserme, ex tribunali, palazzetti e palestre da usare in situazioni di emergenza.

Ecco perché, questa mattina, quello giunto a Castro, a sud di Otranto, è sembrato il primo gommone in avanscoperta. Se sarà la punta di un iceberg più grande è ancora presto per dirlo. Ma molti elementi lo fanno supporre. Innanzitutto, la nazionalità dei due uomini ora in stato di fermo, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I due presunti trafficanti sono P.N., di nazionalità greca, e X.D., un albanese, “senza precedenti in Italia, ma verosimilmente professionisti del settore”, dicono dal pool antimmigrazione.

Poi, c’è la geografia delle provenienze: dei 21 migranti sbarcati, sei sono siriani, tra cui una minorenne; cinque sono iraniani; un minore non accompagnato è egiziano e nove sono somali. Questo fa presumere alle forze dell’ordine che tutti e 21 si trovassero in Grecia già da settimane, quasi con certezza provenienti dalla Turchia, pronti a imbarcarsi secondo il calendario messo in piedi da un’organizzazione criminale che ha nei due scafisti le braccia operative, ma possiede a monte una fitta rete già ben collaudata. Uno degli iraniani sbarcati è stato trovato in possesso di alcuni documenti di riconoscimento, tra cui un verbale di identificazione rilasciato dalla Polizia della Grecia ed una carta d’identità della Bulgaria “valida per la libera circolazione in area Schengen”. Quest’ultima è risultata falsa. L’uomo aveva con sé anche sei foto formato tessera “che non si esclude gli sarebbero potute servire per procurarsi altri documenti contraffatti”, dicono i carabinieri. Hanno dichiarato di aver pagato tra i duemila e i tremila euro e di essere partiti tutti insieme da Corfù, nella notte.

“Se dalla Somalia si preferisce arrivare qui via Adriatico, ancora una volta, significa che il passaparola tra connazionali conduce sempre agli stessi trafficanti”, ragiona un investigatore. Risale all’11 gennaio scorso l’ultimo sbarco nel Salento. Anche quella volta si trattava di somali. E anche quella volta partivano dalla Grecia, per quanto nessun natante sia mai stato rintracciato, dopo aver gettato in acqua il gruppo e provocato la morte di una donna.

Da allora, le forze di polizia hanno continuato a scrutare l’orizzonte, a pattugliare il Canale d’Otranto giorno e notte. Ma nulla è stato fino alle 7.45 di oggi, quando una telefonata di due cittadini ha segnalato la presenza di un gruppo di persone nel porto di Castro, lo stesso in cui, epica vuole, sbarcò Enea in fuga da Troia.

Stavolta, si diceva, ci sono anche siriani, così com’era stato nell’estate scorsa, almeno per sei volte, tra giugno e agosto. Le indagini sono ora in corso per capire se altri migranti sono arrivati all’alba, approdati in altri punti del Capo di Leuca, com’era avvenuto già due mesi fa: il potente gommone rintracciato alle 8.50 al largo di Marina Serra, a Tricase, è lungo dieci metri e ha la capacità di trasportare almeno quaranta persone. Difficilmente avrebbe fatto un viaggio così pericoloso con un carico dimezzato. Al momento, però, esito diverso non hanno dato né le perlustrazioni a terra dei carabinieri né quelle a mare, fino a Corfù, da parte delle motovedette del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Bari e di un aereo spagnolo attualmente rischierato in Puglia nell’ambito dell’operazione Frontex.

Tutti, comunque, sono sull’attenti. “Ad oggi, non ci sono elementi concreti di spostamenti verso la Puglia dei migranti fermi in Grecia”, ha ribadito in mattinata il prefetto di Lecce, Claudio Palomba. Le intelligence, tuttavia, si mobilitano e fanno la spola dall’Albania per capire se e quando il Canale d’Otranto sarà preso d’assalto.

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