“Se mi ero mai accorto di qualche atteggiamento strano dell’infermiera? Assolutamente no, nessun segnale. Fausta Bonino era una lavoratrice seria e diligente. La dipendente aveva ottenuto anche per il 2015 l’idoneità a lavorare nel reparto di rianimazione. Se poi però nella testa delle persone scoppia la follia io questo non lo posso davvero dire…”. Michele Casalis, dal 30 dicembre 2014 primario del reparto anestesia-rianimazione dell’ospedale di Piombino, dichiara di non aver mai notato alcun comportamento strano nella 55enne, che ora è accusata di aver ucciso 13 persone causando emorragie con maxi-dosi di farmaci, e secondo i carabinieri del Nas “è come un Giano bifronte che non si rende conto di quello che ha fatto” (leggi). Ilfattoquotidiano.it ha contattato il primario per avere chiarimenti su questa scia di morti.

Dottor Casalis, il reparto da lei diretto è al centro di grandi polemiche.
Abbiamo collaborato totalmente con i Nas sin dal primo momento. Ho preso servizio come responsabile di reparto il 30 dicembre 2014, il primo caso di ‘insanguinamento’ dubbio si è verificato il 9 gennaio 2015: ho acconsentito immediatamente a fare gli accertamenti richiesti. Da parte nostra massima trasparenza nel cercare di approfondire la questione.

Andiamo subito dritti al punto: nel comportamento di Bonino non ha mai notato niente di strano?
Assolutamente no, nulla di nulla. Lavorativamente parlando stiamo parlando di una dipendente diligente, sempre ligia al proprio dovere. L’infermiera in questione non mancava quasi mai ed era sempre puntuale.

Una “lavoratrice modello” insomma?
Una donna che svolgeva il proprio lavoro con grande abnegazione e spirito di sacrificio. Poi però se nella testa delle persone scatta all’improvviso la follia io questo non lo posso davvero dire… Se i carabinieri l’hanno arrestata significa che hanno in mano elementi davvero importanti.

Possibile che nel reparto da lei diretto non ci si sia mai accorti di nulla? La donna è accusata di ben 13 omicidi e risulta che abusasse di alcool e psicofarmaci.
No, niente. E’ poi bene sottolineare che la donna è in possesso dell’idoneità specifica per poter lavorare in rianimazione: una sorta di “patente” per poter lavorare in questo reparto così delicato.

E Bonino era insomma in possesso di questa “patente”?
Sì, è così. E’ un po’ come il medico che ti dà l’ok per poter continuare a disporre della patente di guida: nel nostro caso c’è un medico che rilascia o meno il via libera per poter fare l’infermiere in rianimazione. Idoneità significa appunto che il medico competente ha giudicato Bonino non solo una dipendente che può fare l’infermiera, ma un’infermiera che può svolgere il lavoro in rianimazione, un reparto ad altissimo tasso di complessità clinica e assistenziale. Senza contare l’altissimo livello di stress emotivo richiesto. Il medico competente non aveva perciò mai evidenziato ostacoli affinché la donna non potesse prestare servizio in questo particolare contesto.

Quindi ci sarebbe un documento ufficiale che attesta l'”idoneità” di Bonino, è così?
Sì, c’è una scheda di valutazione del medico competente che l’ha giudicata idonea a lavorare nel reparto di rianimazione.

E Bonino l’ultima visita per l’idoneità quando l’ha passata?
Al momento non so dirlo. La visita si fa comunque sempre una volta l’anno: ciò significa che anche per il 2015 Bonino ha ottenuto l’idoneità.

Chi la fa questa visita?
Se ne occupa il medico del lavoro, in questo caso un medico dell’Asl di Livorno che fa servizio a Piombino e anche all’Isola d’Elba.

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