E’ indagato anche Gianluca Gemelli, il compagno del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, nell’inchiesta della Dda di Potenza che ha portato all’arresto di sei persone. E alle dimissioni, arrivate in serata, del ministro stesso.

Gli arrestati, ai domiciliari, sono cinque funzionari e dipendenti del centro oli Eni a Viggiano, in provincia di Potenza, e l’ex sindaco Pd di Corleto Perticara. Gli inquirenti li considerano responsabili a vario titolo di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. E per questo li hanno arrestati (disposti i domiciliari per tutti). Per Gianluca Gemelli, invece, l’accusa è di traffico di influenze, perché – scrivono i giudici – “sfruttando la relazione di convivenza che aveva con il Ministro allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, indebitamente si faceva promettere e quindi otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, “vantaggi patrimoniali”. Gli indagati sono in tutto sessanta. L’inchiesta è coordinata dai pm di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, e dalla pm della Direazione distrettuale antimafia Elisabetta Pugliese.

L’INTERCETTAZIONE DELLA GUIDI: “DOMANI PASSERA’ QUELL’EMENDAMENTO”
Nell’ordinanza del gip Michela Tiziana Petrocelli di Potenza compare un’intercettazione in cui la Guidi parla con il suo convivente. E’ il 5 novembre 2014 quando Gianluca Gemelli, conversando con il ministro, “apprendeva da costei – scrive il giudice – che sarebbe stato reinserito nella legge di stabilità un ‘emendamento”. L’emendamento chiedeva di estendere la semplificazione dell’autorizzazione unica anche alle “opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali”. Era stato inserito nel testo originario del decreto “Sblocca Italia” e bocciato alle ore 5 del giorno venerdì 17 ottobre 2014 durante la discussione in commissione parlamentare”. Il ritocco normativo, poi effettivamente apoprovato nella legge di stabilità, secondo gli inquirenti sarebbe stato di “estremo interesse per la Total soprattutto in relazione al progetto Tempa Rossa”, che in effetti è citata nella relazione tecnica del provvedimento. Tempa rossa è un campo di estrazione petrolifera in Basilicata, interessato da un controverso piano di potenziamento della raffineria Eni di Taranto, che ne tratta il greggio.

La Guidi riferiva in proposito: “E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche “Mariaelena” (il ministro Maria Elena Boschi, annotano gli investigatori) la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte …! Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa. .. ehm ..dall’altra parte si muove tutto!”.

Alla domanda di Gemelli “se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total”, si legge ancora nell’ordinanza, “clienti di Tecnimont (“quindi anche coso … anche … va be’, i miei amici de… i clienti di Broggi”), la Guidi replicava: “eh, certo, capito? … certo … te l’ho detto per quello!”).

Immediatamente dopo il colloquio con la Guidi, Gemelli chiama Cobianchi di Total, al quale “riportava la notizia della volontà del governo di inserire nella Legge di Stabilità – in discussione al Senato – l’emendamento che avrebbe sbloccato Tempa Rossa”.  Ecco la conversazione riportata nelle carte: “La chiamo per darle una buona notizia. Si ricorda che tempo fa c’è stato casino, che avevano ritirato un emendamento … ragion per cui c’erano di nuovo problemi su Tempa Rossa. Pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al Senato… ragion per cui se passa, e pare che ci sia l’accordo con Boschi e compagni…. è tutto sbloccato…”.

Il progetto Tempa Rossa, si legge in un documento dell’Arpa Puglia, “consiste nella realizzazione di due nuovi serbatoi di stoccaggio di capacità geometrica complessiva pari a circa 180.000 metri cubi, il prolungamento del pontile esistente, l’integrazione dell’impianto di recupero vapori esistente e la realizzazione di una stazione di pre-raffreddamento del greggio, al fine di raggiungere la capacità di movimentazione greggio pari a 2,7 milioni di tonnelate l’anno”. Sempre l’impianto di Tempa Rossa è interessato dal filone dell’inchiesta di Potenza sull’affidamento di appalti e lavori per le infrastrutture della Total: secondo le indagini delegate alla Polizia, l’ex sindaco di Corleto Perticara si sarebbe adoperata a favore di alcuni imprenditori.

L’emedamento al centro dell’inchiesta fu a suo tempo contestato. “L’emendamento marchetta in legge di stabilità 2015 per il progetto ‘Tempa Rossa’ venne denunciato dal Movimento 5 Stelle”, ricordano in una nota i parlamentari Mirella Liuzzi e Vito Petrocelli. “Questo emendamento vergogna – proseguono – ha una storia che parte con lo ‘Sblocca Italia’ dove fu sempre il Movimento 5 Stelle a scoprirlo ed in quella occasione riuscì a bloccarlo il 17 ottobre 2014 grazie ad una lotta durata tutta la notte “. In seguito, “il governo il 15 dicembre 2014 fu pescato nuovamente con le mani nei pozzi di petrolio e ripresentò l’emendamento nella legge di Stabilità 2015 al Senato dove riuscì a farlo approvare e blindare tramite il voto di fiducia nonostante le nostre proteste e denunce”.

CINQUE FUNZIONARI CENTRO OLI DI VIGGIANO AI DOMICILIARI
L’inchiesta che coinvolge il compagno di un ministro dell’esecutivo di Renzi ha portato all’arresto ai domiciliari di cinque funzionari e dipendenti del centro oli dell’Eni di Viggiano (Potenza), dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri. Gli ordini di custodia sono stati eseguiti dai carabinieri del nucleo per la tutela dell’ambiente. I provvedimenti sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta.

Gli arrestati sono Rosaria Vicino, ex sindaco del Pd di Corleto Perticara; Vincenzo Lisandrelli (coordinatore ambiente del reparto sicurezza e salute all’Eni di Viggiano), Roberta Angelini (responsabile Sicurezza e salute dell’Eni a Viggiano), Nicola Allegro (responsabile operativo del Centro oli di Viggiano), Luca Bagatti (responsabile della produzione del distretto meridionale di Eni) e Antonio Cirelli (dipendente Eni nel comparto ambiente). Il gip ha deciso il divieto di dimora per Salvatore Lambiase, dirigente della Regione Basilicata, e per Giambattista Genovese, all’epoca dei fatti vicesindaco di Corleto Perticara. Infine, il gip ha deciso la sospensione per sei mesi ciascuno dall’attività imprenditoriale per Vincenzo Clemente e Lorenzo Felice Rocco Marsilio.

Due decreti di sequestro, resi noti da fonti investigative e sindacali, hanno interessato l’interno del centro oli, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Eni “prende atto” dei provvedimenti e, informa una nota della società, “ha provveduto alla sospensione temporanea dei lavoratori soggetto dei provvedimenti cautelari e sta completando ulteriori verifiche interne”. Per quanto riguarda l’attività produttiva in Val d’Agri (75.000 barili al giorno) “al momento è sospesa”, spiega il gruppo pubblico guidato da Emma Marcegaglia, confermando però “sulla base di verifiche esterne commissionate dalla società stessa, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali”. Eni assicura “la massima cooperazione” con la magistratura.

Quelli di oggi non sono i primi provvedimenti dei pm su ciò che ruota intorno al Centro Oli di Viggiano (leggi)A febbraio 2015 la Dda ha voluto far luce su un presunto traffico illecito di rifiuti, poi è stata la volta di emissioni in eccesso: in tutto quasi 50 gli indagati, tra colletti bianchi, ex dirigenti dell’Arpab, funzionari regionali e provinciali.

I SEQUESTRI
Un altro sequestro ha riguardato gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Eni, si legge sul sito del gruppo, “è presente in Basilicata in Val d’Agri e nelle aree di Pisticci e Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di idrocarburi)”. In particolare, “la produzione complessiva di idrocarburi in Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d’Agri (Cova) e, in misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina e Pisticci).

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