Djerba è viva, nonostante la crisi verticale del turismo, dovuta alla paura di rischi invisibili, nonostante che nella zona delle spiagge sia aperto solo un albergo su tre. Ma forse è un motivo in più per guardare a qualcos’altro, alle bellezze e alla storia di Homt Souk o dei paesi agricoli dell’interno. Lotfi Katrou è un professore di liceo, portavoce della Associazione Amici della Media di Erriadh. Mi mostra i risultati di una iniziativa internazionale straordinaria, Djerbahood, che ha trasformato il centro storico del paese in una galleria di murales. Muri bianchi, infissi blu, una grande pace. Un boutique hotel con piscinette e, a sorpresa, un negozio di artigianato design e conserve gestito da una signora italiana, Elena.

Lotfi Katrou sta preparando il prossimo Festival del paese, di Erriadh che vanta la tradizione storica di una perfetta convivenza tra ebrei e musulmani. Mi chiede addirittura se gli do una mano a trovare sponsor. E perché no, proviamoci, per poche centinaia di euro si può entrare negli sponsor del Festival e farsi conoscere dal pubblico tunisino (contattatelo via Facebook o attraverso di me). Adesso il tema che va per la maggiore è quello del rilancio della agricoltura artigianale, biologica autogestita. A partire dalle essenze più classiche della cultura/coltura mediterranea: palme (e datteri) ulivi fichi mandorle. Si cominciano a produrre e commercializzare conserve di vario genere. Naturalmente nella Fiera del 6/7/8 maggio ci sarà l’immancabile artigianato e quest’anno, per la prima volta, un revival di giocattoli antichi, quelli dei nonni quando erano bambini.

A pochi chilometri dal centro di Erriad visito tre appezzamenti agricoli tutti caratterizzati da ulivi e palme piantati nella poco fertile terra sabbiosa. Dove c’è l’irrigazione, tubi che fanno uscire il “goccia goccia”, crescono varie altre cose, piselli cipolle alberi da frutta. La più rigorosa e spartana di tutti è Besma Ayoub, che ho conosciuto tramite il gruppo Facebook contro i sacchetti di plastica in Tunisia. Ha ereditato un terreno dal padre e preferisce non usare i pozzi, per altro costosi anche solo in termini di corrente elettrica per i consumi. Oltre alla capacità di conservare e utilizzare la poca acqua piovana, Besma punta molto sull’uso del compost come concime naturale. Quando è a Djerba (in genere lavora come dottoressa a Tunisi) talvolta raccoglie personalmente gli avanzi vegetali dai mercati di Homt Souk per utilizzarli come fertilizzante naturale. Cerca partner e amici per sviluppare la permacoltura. In questo modo ha già prodotto olio d’oliva di ottima qualità (una goccia del famigerato olio d’oliva tunisino che tante preoccupazioni ha dato in Italia…).

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