Il suo nuovo album intitolato “Nuvole” è uscito a marzo ed è il terzo della sua giovane carriera. A volte la disabilità non costituisce un ostacolo, ma può rappresentare uno stimolo per “vivere a pieno la propria esistenza”. E la musica è un ottimo strumento. “Non considero la mia malattia un limite. Il canto e la passione per la musica rendono la mia vita speciale” ha detto a Ilfattoquotidiano.it Pierfrancesco Madeo, cantautore di trentadue anni con distrofia muscolare di Duchenne. L’artista di Longobucco, in provincia di Cosenza, è uno dei pochi disabili italiani a partecipare a diversi concorsi musicali di livello nazionale e internazionale, come ad esempio il Premio Mia Martini dove nel 2004 è arrivato in semifinale con “Sento“, poi il Festival di Napoli, fino a raggiungere nel 2010 le selezioni finali del Festival di Sanremo, nella categoria “Nuova Generazione” e a concorrere come semifinalista allo Hyundai Music Awards della Universal Music. Madeo approda anche negli Stati Uniti, dove è finalista del Festival della canzone italiana di New York. Tra i tanti riconoscimenti ricevuti, Madeo vince “Armonia fra le note” e  il premio “Cantautore” nell’ambito del sesto concorso italiano per giovani musicisti.

“Il sound di Nuvole si fonde in uno stile elegante e avvolgente, che parte dall’electronic dance, passa attraverso richiami del rock classico e sfocia fino al gothic e all’heavy metal di alcuni brani. I testi – ha spiegato l’artista – trattano tematiche misteriose, fascinose e intriganti, che indagano il senso della vita e i sentimenti in tutte le loro forme”. In particolare,  viene descritto il rapporto sincero verso una persona speciale, che con la sua presenza regala amore e sollievo, distogliendo l’attenzione dell’aridità di un mondo che giudica e inganna. Infine, sono presenti temi utopici, come ad esempio l’affrontare il male, un angelo guerriero che combatto tra inferni e nuvole in un contesto spirituale tra epico e gotico. “I brani li ho voluti far nascere come fossero nuvole – ha aggiunto Madeo a Ilfattoquotidiano.it – tele in grado di tessere la proiezione dell’anima nello spazio senza forma, gocce di pioggia che bagnano il viso e purificano le terre aride, nuvole che all’orizzonte sperano di lasciare la loro più profonda essenza. Sono forti, ma la loro chiave di ascolto è la leggerezza”.

La vita di Pierfrancesco è una storia di lotta contro la patologia e voglia di immergersi totalmente nella musica. La distrofia muscolare non uccide la sua creatività, così sin da adolescente inizia a dedicarsi alla scrittura di testi musicali. L’impossibilità di suonare uno strumento, la mancanza di completa autonomia, una respirazione diaframmatica difficoltosa, a cui “ho dovuto sopperire con lunghi anni di studio del canto, e poi imparando la particolare tecnica respiratoria glossofaringea per gestire nel modo migliore possibile la mia vocalità” sono tutti ostacoli che “ogni giorno combatto”. Il suo primo album, dal titolo “Magma“, esce a maggio del 2009, mentre quattro anni dopo viene prodotto “Utopia“, disco “sognante, combattivo e sprezzante dell’ipocrisia del falsi sorrisi”, una sorta di “manifesto artistico” della maturità dell’autore che lo ha portato in giro per l’Italia.

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