L’esito elettorale della corsa al Campidoglio pesa sul futuro di Acea. Equita Sim ne prende atto ed elimina il titolo dal portafoglio delle piccole e medie imprese italiane preferite. “Considerate le affermazioni del Movimento 5 Stelle di voler cambiare il management di Acea, riteniamo il rischio elezioni stia aumentando” spiega una nota della banca d’investimento presieduta da Alessandro Profumo. Il riferimento del report ai Cinquestelle riguarda un’intervista che la candidata a sindaco Virginia Raggi ha dato a L’intervista di Maria Latella su Skytg24: tra l’altro parlava dell’intenzione di cambiare i vertici dell’azienda in caso di vittoria. Quel report di Equita ha alcuni effetti in Borsa, alla acea andamentofine della giornata di mercoledì 23 marzo arriva a perdite del 4 per cento, dopo un periodo in crescita. All’indomani i valori tornano in positivo, ma non bastano per frenare una polemica politica, portata avanti per tutta la giornata del Pd, ma accesa da un articolo del Messaggero: “La Raggi parla, i romani perdono 71 milioni” è la lettura del quotidiano romano. I toni sono a dir poco taglienti: “Dopo le imprudenti dichiarazioni della candidata le azioni dell’Acea crollano del 4,7 per cento” si legge nel catenaccio. Una “battuta demagogica” insiste il giornale, il cui editore, però, è Francesco Gaetano Caltagirone, che detiene quasi il 16 per cento della stessa Acea.

Giachetti: “Si candidano e credono di giocare a Monopoli”
Ma è una lettura che il Partito democratico fa propria. Comincia il rivale diretto della Raggi, Roberto Giachetti: “Si candidano a governare Roma ma pensano di giocare a Monopoli. 71 milioni persi per una frase di #Raggi su Acea. Dilettanti allo sbaraglio”. Ma quello dei democratici è un fuoco di fila di dichiarazioni scritte quasi a stampino: l’ex assessore comunale ai Trasporti Stefano Esposito, i renziani Alessia RottaSilvia Fregolent, Andrea Romano e Andrea Marcucci, l’ex vendoliana Titti Di Salvo. Per finire con il presidente del partito, Matteo Orfini: “Frasi a caso e incompetenza: la Raggi parla di Acea e fa perdere ai romani 70 milioni di euro. Un pericolo pubblico a 5 stelle”.

Raggi: “Noi contro i poteri forti”. Orfini: “Per noi sono i romani”
La Raggi replica: sul caso Acea “M5S difende il bene pubblico e la democrazia il Pd la finanza e Caltagirone”. Secondo la candidata grillina è il “primo assaggio di quel che ci aspetterà semmai dovessimo salire al governo della Capitale, ma noi non arretriamo di un centimetro. Del resto, quando pesti i piedi ai poteri forti loro si ribellano e il caso Acea è emblematico”. E spiega anche perché ha detto di voler cambiare il management della partecipata: “Perché il cda, che coordina gli affari privati della multi-servizi, è composto da un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da Caltagirone con il lasciapassare del suo caro amico Matteo Renzi“. La verità, dice, “è che finora il management di Acea con la compiacenza della vecchia politica (primo su tutti il Pd) a noi romani ci ha usato come un gigantesco bancomat su cui mettere a punto i suoi profitti.

Da qui la controreplica dello stesso Orfini: “La Raggi dice che la attacchiamo perché difendiamo i poteri forti. Allude immagino al fatto che una quota di minoranza di Acea è di Caltagirone. Premesso che Caltagirone nemmeno lo conosco e che i miei rapporti col giornale di sua proprietà sono talmente buoni che l’ho querelato, su una cosa la candidata grillina ha ragione: la attacchiamo per difendere i poteri forti, lo ammetto. Solo che per noi i poteri forti sono i cittadini di Roma”. 

Il report di Equita su Acea
Per Equita, comunque, Acea ha buona prospettive in termini di rendimento, superiore alla media di settore. Non solo: la società guidata da Alberto Irace potrà in futuro ritagliarsi anche un ruolo in nuovi e promettenti mercati come il redditizio business della fibra. Tuttavia il passato insegna che il fattore politico può creare non pochi problemi all’azienda controllata dal Comune di Roma (51 per cento) e partecipata dal gruppo Caltagirone (15,85), dai francesi di Suez (12,48) e dalla Norges bank (2). 

La battaglia di Marino, i progetti di Acea
Ma che i destini di Acea siano influenzati dall’azione della politica è cronaca di questi mesi. L’attuale amministratore delegato, ad esempio, è arrivato ai vertici della multiutility capitolina dopo un lungo braccio di ferro fra l’ex sindaco Ignazio Marino e i soci privati. Prima di lui, nel pieno della campagna elettorale per il Campidoglio, il sindaco uscente Gianni Alemanno aveva infatti imposto il nome di Paolo Gallo con la benedizione di Caltagirone. La faccenda non andò giù a Marino che, diventato sindaco, ingaggiò una dura battaglia con Caltagirone. Alla fine, la tregua fu siglata con la nomina dell’attuale amministratore delegato di Acea, Alberto Irace. Quest’ultimo, vicinissimo a Renzi, avrebbe dovuto favorire un piano del Pd toscano che spingeva per l’incorporazione in Acea della fiorentina Publiacqua con la pisana Acque e la grossetano-senese Acquedotto del Fiora.

Marino aveva benedetto il progetto della grande multiutility nella speranza di intascare un po’ di soldi per le disastrate casse della Capitale. Tuttavia non apprezzava il fatto che il piano prevedesse anche la perdita del controllo pubblico di Acea a tutto vantaggio dei soci privati come Caltagirone. A questo punto, se i 5Stelle dovessero conquistare il Campidoglio, l’operazione Acea-utility toscane salterebbe. Con il risultato che l’ipotesi di una vittoria della candidata Virginia Raggi è già ora percepita dagli investitori come un rischio: non solo porterebbe in dote un cambio ai vertici che rischia di costare caro all’azienda per via di una eventuale buonuscita di Irace, ma anche per la revisione dei piani strategici di un’azienda affossata da due miliardi di debiti.

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