L’università è sempre stata, per tradizione, il luogo in cui la cultura si produce e si scambia, ed il suo nome implica l’universalità del sapere e la sua condivisione: sia tra i docenti, che tra docenti e studenti. Oggi però questa condivisione del sapere prende forme nuove ed è oggetto di richieste nuove, soddisfare le quali è una sfida e un impegno. Gli studenti chiedono oggi strutture e servizi diversi da quelli che erano richiesti in passato: ad esempio biblioteche aperte 24 ore (Sapienza Università di Roma ne ha attivate due).

Roma, manifestazione degli studenti contro la riforma della "Buona Scuola"

L’impegno organizzativo necessario a fornire un servizio “h24” è notevole: in primo luogo occorre avere personale disponibile ad una turnazione, che in alcuni casi risulta non prevista nel contratto (non tutte le tipologie ed i servizi prevedono contrattualmente la necessità o la possibilità di un orario continuativo). In secondo luogo si crea un aggravio per il personale addetto alla vigilanza notturna, in quanto è necessario prevedere la possibilità di accesso e uscita (in passato i cancelli venivano chiusi ad una certa ora e soltanto eccezionalmente qualche docente aveva necessità di entrare ed uscire fuori orario). Nulla di impossibile, intendiamoci: piccoli problemi di gestione quotidiana, la cui soluzione ha costi che la società civile però non intende pagare (il fondo di finanziamento ordinario delle Università è costantemente in calo dal 2009).

Altri servizi culturali che gli studenti (e la società in genere) richiedono, e le Università italiane forniscono sono: l’apertura di biblioteche virtuali, mediante digitalizzazione dei fondi disponibili; l’apertura dei musei universitari; l’organizzazione di mostre e attività divulgative, quali la “Notte dei Ricercatori”. E di nuovo: nulla di trascendentale, ma impegno del personale docente e non docente e costi per la struttura.

Sapienza organizza anche almeno un cineforum chiamato “Linee di Confine”, con proiezione di film selezionati per aspetti tematici inerenti alla didattica e dibattito conclusivo con esperti. L’organizzazione del cineforum è curata dal Prof. Gabriele Cavaggioni, psichiatra, e la proiezione si svolge nell’Aula Giunchi, presso il Policlinico, ogni giovedì sera.

Carpino-Bellelli

Violetta Carpino “Autoritratto” 2012, olio su tela, 100 x 80 cm esposto in occasione del Cineforum “Linee di Confine”

Sono inoltre da sempre presenti nelle Università i Centri Universitari Sportivi (Cus) che organizzano varie attività e manifestazioni, inclusi i campionati nazionali universitari per varie discipline sportive.

C’è uno scollamento tra la domanda che il pubblico rivolge all’Università moderna, che è altissima e diversificata e certamente non si limita alla didattica inerente ai corsi di Laurea, con tutte le attività ad essa connesse (basti pensare che le Facoltà di Medicina sono organizzate nei Policlinici Universitari), e il disprezzo tributato all’istituzione non solo dai nostri governi, drammaticamente evidenziato dal continuo calo dei finanziamenti, ma anche anche da una parte di quello stesso pubblico che dall’Università vorrebbe tutto, ma che la vede anche come il covo dei misteriosi baroni. In fondo, fin dalla sua istituzione nel tardo Medioevo, l’università è un luogo di incontro, costruito da tutti coloro che la frequentano, ed è giusto che le si rivolgano richieste; ma è assurdo che si ritenga che queste richieste possano e debbano essere soddisfatte “a costo zero”. Se il pubblico chiede all’Università di essere sempre di più un luogo aperto e fruibile, di accogliere più studenti (anche ricorrendo ad azioni legali contro i Corsi ad accesso programmato), occorre poi che lo stesso pubblico intervenga presso i decisori politici a favore della sua Università, piuttosto che contro di essa.

Articolo Precedente

Università e ricerca, #StopVQR: la politica ci ignora. M5S è unico interlocutore

next
Articolo Successivo

Scuola, la Costituzione va studiata come le tabelline

next