E’ una piccola vetrina nel centro storico di Bologna, dove i libri regnano sovrani. A renderla diversa dalle numerose biblioteche della Dotta, o dai tanti negozi che in città vendono volumi, però, è una particolarità: da Libri Liberi i saggi e romanzi non si comprano. Si prendono in dono. La libreria fondata da Anna Hilbe, infatti, funziona così: chi desidera un testo può prenderlo, purché non se ne portino via più di tre alla volta. “E’ una questione pratica – spiega Tina Mucci, che fa la volontaria a Libri Liberi per via della sua passione per la letteratura – abbiamo circa 1.800 volumi qui, e per rimanere sempre forniti facciamo in modo di regolamentarne l’uscita”. La libreria, in via San Petronio Vecchio, sopravvive grazie alle donazioni, tra chi svuota casa e non sa che farsene dei vecchi classici, chi trasloca, e chi semplicemente quelle pagine le ha già lette, e desidera donarle a qualcun altro, così che abbiano una seconda vita.

Anna Hilbe, libraia che nel 1977 fu tra le fondatrici della storica la libreria delle donne di Bologna, desiderava proprio che il suo progetto funzionasse così quando, due anni, fa prese in affitto il piccolo spazio. “Volevo che la cultura tornasse a circolare, al di là delle leggi del mercato”. All’epoca le capitò sottomano un articolo su due librerie, una a Baltimora, negli States, e una a Madrid, in Spagna, che i volumi, come Libri Liberi, non li vendono ma li regalano. “Ho voluto importare la cosa anche qui in Italia, e poi un giorno sono passata davanti a questo negozio. Ho scoperto che l’affittavano a un prezzo modesto, che potevo permettermi, e così è nato questo spazio”. Unica nel suo genere, visto che non c’è l’obbligo di riconsegnare i libri presi, né di donarne altri in cambio di quelli che si portano a casa, non c’è un solo articolo in vendita nella libreria. Tutte le spese, luce e affitto, sono a carico di Anna, “ma è un sacrificio che faccio volentieri. Io amo i libri, con tutto il cuore. E’ così bello condividerli con altre persone”. Lo spazio rimane chiuso solo il lunedì, e non è difficile trovare qualcuno davanti alla saracinesca che nasconde la vetrina in attesa che la libreria apra, spesso studenti, che tra una lezione e l’altra si fermano a caccia di qualche volume. “E’ una risorsa per tutti – racconta la ventunenne Mei, studentessa di Lettere classiche a Bologna – qui mi capita di trovare classici come opere di nicchia, dai romanzi più famosi alle raccolte di poesie meno conosciute. E’ un modo per fare sì che tutti possano accedere ai libri, che oggi spesso costano parecchio. Anche chi non è privilegiato”.

Due anni fa, quando Anna aprì la serranda per la prima volta, lo spazio era solo un luogo di ritrovo per qualche appassionato. Poi, però, tra passaparola e social network, nelle ultime settimane è diventato una piccola istituzione. Tanto che appena arriva l’ora di accendere le luci, la libreria si riempie in un momento. “Vengono persone di ogni tipo, molti studenti ma anche giovani e meno giovani, bolognesi o turisti che visitano la città un po’ da tutte le parti d’Italia – spiega Mucci – del resto, qui c’è di tutto”. Saggistica, dizionari, romanzi, libri per bambini. E poi volumi di storia, religione, cinema, sociologia, politica. Accanto a Stefano Benni c’è Isabel Allende, e poco più in là si trovano Lew Wallace, Banana Yoshimoto e Umberto Eco. C’è persino una sezione in lingue straniere, “ed è un piccolo viaggio intorno al mondo – racconta Hilbe – dal francese al coreano”.

“E’ un progetto che si basa su una generosità che lascia piacevolmente sorpresi”, racconta Federica, 34 anni, arrivata a Bologna da Rovigo per vedere le Due Torri ma anche la libreria. “Viene sempre da chiedersi se alla fine non si dovrà pagare qualcosa, prima di uscire, perché forse noi italiani non siamo più abituati alla generosità”. “Io cerco di portare sempre qualcosa, perché mi fa piacere contribuire – spiega Erica, studentessa di Scienze politiche, che scambia Donato Carrisi per Nathaniel Hawthorne – sarebbe bello se progetti simili prendessero piede in Italia. Chi ama la lettura ha sempre qualche libro che non apre più e può donare, meglio che tenerli in casa ad accumulare polvere, no?”. Sul tavolo di vetro, appena al di là dell’entrata, poi, c’è un quaderno colorato che racchiude i nomi di chi è alla ricerca di qualcosa di preciso. “A volte arrivano persone che hanno in mente un titolo particolare che magari non abbiamo, così segniamo il nome e il numero di telefono, e se il libro arriva, vengono contattate”.  “Si trova un po’ di tutto, qui – racconta Paolo, neolaureato in Filosofia – ed è un bell’esempio di solidarietà”. “La nostra regola è semplice – annuisce Anna – in questa libreria i libri non si vendono né si comprano. Passano dalle mani di chi li ha letti a quelle di chi desidera leggerli”.

Articolo Precedente

Firenze, ‘Urbanistica resistente 2004-2014’. Un decennio in un libro

next
Articolo Successivo

Dolce e Gabbana e lo spot con Sophia Loren: come ristrutturare un bene protetto col fai da te

next