Durante la scorsa settimana a Praga 50 rappresentanti parlamentari della Repubblica Ceca, facenti parte di 6 dei 7 partiti al governo, hanno presentato e firmato una proposta di legge che vieti l’allevamento di animali per farne pellicce. Anche il Primo ministro Sobotka ha sottoscritto la proposta, che adesso entrerà nell’iter parlamentare e nel 2018 dovrebbe portare, lo si spera proprio visto il sostegno che sta avendo, alla chiusura degli allevamenti di volpi e visoni del paese.

Nel mese di gennaio è stato il Consiglio regionale di Bruxelles a votare favorevolmente una simile legge, unendosi alla Vallonia e portando quindi due delle tre regioni che compongono il Belgio ad adottare una risoluzione etica sull’argomento. Per aggiungere una nuova nazione alle otto che già hanno vietato questi allevamenti in Europa manca solo la regione belga delle Fiandre, dove ancora oggi circa 200.000 animali vengono allevati e uccisi ogni anno per farli diventare pellicce.

Austria, Regno Unito, Olanda, ma anche Slovenia, Bosnia, Macedonia, Croazia e Serbia, sono i paesi che invece già hanno decretato questo divieto. Speriamo di poter aggiungere presto anche Repubblica Ceca e Belgio alla lista, così come già Svizzera e Germania si sono allineate se non con un divieto comunque con restrizioni che hanno fermato questa crudele pratica.

Nascere con la pelliccia può essere infatti usato come sinonimo di nascere sfortunati. Perché i visoni e le volpi fanno una vita terribile, di sofferenze fisiche e psicologiche, finalizzate solo al valore economico del loro bellissimo pelo. E lo abbiamo raccontato in una animazione che pur senza immagini crude rende perfettamente l’idea di quanta sofferenza ci sia nella produzione di questa futile moda.

La speranza è che proprio seguendo questi esempi positivi anche il Parlamento italiano inizi ad ascoltare la crescente sensibilità dei cittadini. L’appoggio delle persone e dell’opinione pubblica per un passo in avanti nel rispetto degli animali c’è. E non manca nemmeno quello di parlamentari sensibili, visto che non una ma ben 3 sono le proposte di legge a tal fine presentate in questa legislatura, firmate da esponenti di tutte le estrazioni politiche. Molti ci chiedono ogni giorno: perché dunque non si discute nessuna di queste proposte che porterebbe a salvare i visoni dalla morte nelle camere a gas?

La risposta secondo noi non sta negli interessi economici del settore, visto che si tratta di poco più di 20 allevamenti, quasi tutti a conduzione familiare e con una produzione di pelli sicuramente non incidente sul mercato europeo. Se poi il Tribunale dell’Aia in Olanda ha espressamente indicato che l’interesse dei visoni supera quello dei 185 allevatori, che finora hanno portato sul mercato più di 5 milioni di pelli l’anno, l’Italia non può forse fare lo stesso con molta più facilità, a fronte di una produzione annuale di “solo” 180.000 visoni?

La risposta sta piuttosto nella miopia di buona parte della politica. Una miopia e un’incapacità di ascoltare l’evoluzione in atto nella società, i cambiamenti culturali che i cittadini stanno discutendo e introiettando, che i media stanno divulgando sempre di più. Un problema che se guardiamo attentamente non si limita nemmeno a questioni legate agli animali.

Le problematiche legate all’allevamento intensivo, alla produzione di pellicce, alla sofferenza degli animali nei circhi o alla loro prigionia in delfinari e zoo, sta diventando in tutto il mondo una delle grandi questioni sociali di cui si discute in sempre più ambiti, non ultimi quello accademico e scientifico. Una discussione che è inevitabile e non può più essere rimandata. Ma la miopia di troppi politici porta a considerarla come qualcosa di subordinato, che interessa solo una piccola frazione della società o a quelli che magari ritengono “amanti degli animali”.

L’allevamento di visoni è una pratica che in Italia viene considerata moralmente sbagliata dal 90% dei cittadini e ovunque viene portata avanti genera proteste, esposti e raccolte firme degli abitanti, tentativi di divieti da parte delle amministrazioni e discussioni in consigli comunali e regionali. Non è forse ora di aprire gli occhi e capire che non è qualcosa che colpisce e preoccupa solo pochi “amanti degli animali”?

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