di Aldo Nove
Da Il Fatto Quotidiano del 19/03/2016

In tempi di interminabili seghe mentali, perché non parlare semplicemente di seghe? Quelle classiche. Millenarie, manuali. E del loro rispettivo femminile. Argomento “sconcio”? Credo molto meno di quanto ci tocca subire quotidianamente dalla farsa quotidiana della politica. In fondo trattasi di fenomeno naturale e senza controindicazioni, a parte il leggendario pericolo, d’oratoriana memoria.

Tanto per introdurre l’argomento, risulta da analisi recenti del traffico del web che circa un terzo del materiale ricercato (e consultato o meglio contemplato o meglio consumato) sia a carattere pornografico. Aggiungerei poi che i filmati pornografici circolanti in rete superano i 5.000.000. Ovviamente non si tratta di cinque milioni di film, ma di cinque milioni di frammenti, rimontaggi, compilation e best of.

Ma facciamo un salto indietro, anni fa, le edicole furono sommerse da riviste che in una decina d’anni ebbero una trasformazione assolutamente radicale. Proviamo a procedere per tappe, per forza di cose estremamente sommarie.

La fenomenologia del porno e il declino del sesso esibito

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