Sempre pronto a difendere il padrone, il Giornale di Sallusti. Questa volta il tema è “Feltrinelli e il Premio Strega”. La casa editrice milanese ha deciso di non partecipare alla gara perché – racconta Foglia, direttore editoriale del gruppo – “Lo Strega ha bisogno di un profondo processo di rinnovamento”. Insomma, lo strapotere di Mondadori e Rizzoli è enorme: hanno vinto 14 volte su 16 negli ultimi anni. E’ un fatto.

Hanno gli autori più bravi? Forse, ma è legittimo un dubbio: i grandi gruppi editoriali hanno relazioni con i giurati e questo li favorisce. “Tra i giurati ci sono autori e compagni di strada degli editori. Finché rimane così è difficile prenderne parte” (G. Foglia, la Repubblica, 17 marzo 2016). E’ un ragionamento serio, che riconosce, tra l’altro, l’importanza della Fondazione Bellonci e del Premio Strega: resta il più prestigioso premio nazionale perché trasforma un riconoscimento letterario in visibilità e vendite. Bene.

Ad una tesi così equilibrata e oggettiva si oppone la cieca difesa della ditta, del datore di lavoro, del capo, con la pretesa – ridicola – di fare anche dell’ironia. Il no di Feltrinelli allo Strega non piace perché punge e tocca un nervo scoperto. Urge depotenziarlo: “C’è sempre qualcuno che ne approfitta per una polemichetta – scrive Parente –, ieri, per esempio, si è svegliata Feltrinelli, che non parteciperà al Premio… ovviamente si insinua che la colpa sia del monopolio Mondadori, sprezzantemente chiamata Mondazzoli dai fighetti di sinistra dopo l’acquisizione di Rizzoli” (ilgiornale.it, 18 marzo).

Eccoli i colpevoli. I fighetti di sinistra che definiscono “Mondazzoli” – come osano! – una concentrazione editoriale che soffoca il mercato. Parente, immagino, ha una lettura più profonda dei processi economici: le concentrazioni editoriali favoriscono il pluralismo. Si attendono delucidazioni. Sublime, poi, l’espressione “si insinua” (“…che la colpa sia del monopolio Mondadori”). No. Non si insinua. Si constata. I fatti (meglio: i misfatti) – il monopolio, la prevaricazione, il Premio eterodiretto… – sono “chiari ed evidenti” posto che li si voglia vedere. Feltrinelli denuncia, con finalità costruttive: un cambiamento nell’organizzazione dello Strega è lecito chiederlo. La posizione della casa editrice offre lo spunto per una riflessione più generale. In troppi settori si procede eliminando diritti. Non va bene. Le lotte politiche e culturali degli anni Sessanta e Settanta, mettevano l’accento su una serie di “diritti negati”, ne è derivata una società più democratica, libera, consapevole: dibattiti, confronto, concorrenza, pluralismo. Oggi non è più così.

Ovunque, imposizioni, umiliazioni, strapotere, monopoli, dominio: migliaia di persone subiscono furti legalizzati – come negarlo? – e il governo sta con le banche; le imprese licenziano e la chiamano flessibilità; l’istruzione è un disastro, ma deve dirsi “buona scuola”; i monopoli editoriali – l’abbiamo visto – spadroneggiano; la Tv è occupata; la Costituzione va cambiata; l’acqua – bene pubblico – privatizzata… in questo clima, nauseabondo, che sia privatizzato/chiuso/coperto/poco trasparente il Premio Strega va da sé. Così vanno le cose in Italia. Le proteste della Feltrinelli, giuste e sacrosante, non verranno ascoltate. Il giornale di Sallusti, e una fitta schiera di giornalisti, sono già pronti ad esaltare, sui quotidiani, sui settimanali, sulle Tv del Caimano, le qualità letterarie del romanzo edito dalla Famiglia e premiato da giurati vicini alla Famiglia. C’è ancora molto da fare, nel nostro Paese, prima che possa dirsi davvero democratico, pluralista, libero.

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