Musica

Onstage Tim Music Awards, i Grammy in salsa italiana brillano più per le assenze che per i vincitori

Stride assai la mancanza di Vasco Rossi, Jovanotti, Cremonini e Ligabue (premiato in contumacia per il suo ennesimo Campovolo). Segno che avere un folto seguito in rete non equivale certo averlo poi nei live, e invitare i propri fan a votare non si addice certo ai grossi calibri

di Michele Monina

Gli Onstage Tim Music Awards sono approdati in televisione. Nicola Savino, coadiuvato da Malika Ayane, ha presentato gli Oscar della musica live italiana su Rai2, in quello che è stato a suo modo un battesimo per questo premio.

Il programma, una sorta di Grammy in salsa nostrana, è filato via liscio, ma due cose però hanno colpito lo spettatore attento. Se da una parte tutti gli ospiti presenti se la sono vissuta come un momento importante, facendo quindi assurgere i premi a uno status quo che in realtà ancora non hanno, dall’altra sono le assenze importanti quelle che stridono, vuoti che si fanno notare molto più dei pieni.

Come l’assenza clamorosa in cartellone di un Vasco Rossi, per altro presente a Milano lo stesso giorno delle registrazioni per promuovere il film a lui dedicato, o di un Jovanotti, il cui tour negli stadi ha letteralmente spopolato, per non dire di un Cesare Cremonini, il cui tour nei palasport ha fatto numeri giganteschi, o Ligabue, premiato in contumacia per il suo ennesimo Campovolo.

Chiaro, sono presenti i Negramaro, premiati per il miglior Inno Live, Nek, i The Kolors, come anche i Negrita, Max Pezzali, Max Gazzè e la Michielin (sì, una che fa cento spettatori a concerto presente agli Oscar del live), ma mancano i veri pezzi da novanta e questo si sente e si vede.

E dire che questa era, appunto, la prima volta di Live Nation in tv, e Live Nation ha appunto molti di quei nomi in scuderia. Sembra quasi come se, l’aver affidato alle fanbase buona parte dei risultati finali (il loro voto, online, ha pesato per il 70% contro il 30% della giuria di addetti ai lavori) abbia tenuto a distanza chi non ha problemi a riempire stadi e palazzetti, ma un po’ di più a farli votare in rete. Del resto, diciamocelo, avere un folto seguito in rete non equivale certo averlo poi nei live, e invitare i propri fan a votare non si addice certo a calibri come quelli su nominati.

Spiace, perché di musica in tv non ne passa mai abbastanza, ma vedere Marco Mengoni premiato come performer dell’anno, o vedere Tiziano Ferro solo in fotografia lascia interdetti, così come lascia interdetti constatare che The Kolors possano portare a casa più premi di Vasco, che in fatto di live non dovrebbe avere competitor.

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