Non è solo scontro tra manifestanti in Brasile ma anche tra provvedimenti giudiziari: la nomina a ministro dell’ex presidente Lula è infatti stata di nuovo sospesa, dopo che venerdì sera il tribunale di Ria de Janeiro aveva annullato in appello la seconda sospensione emessa in primo grado. Stavolta a sospendere l’ex presidente è un giudice federale di Assis, nell’area di San Paolo.

L’avvocatura dello Stato ha annunciato che presenterà immediato ricorso. Il giudice di Assis, Luciano Tertuliano da Silva, ha giustificato la sua decisione con il fatto che Lula e la sua “figlia” politica, l’attuale presidente Dilma Rousseff, hanno interferito nelle indagini sul caso di corruzione della società petrolifera statale Petrobras. Prima di lui erano stati i giudici di Brasilia e Rio a chiedere la sospensione della nomina dell’ex presidente, entrambe poi annullate in appello.

Intanto in tutto il Paese si sono registrati scontri e disordini dovuti alle manifestazioni, organizzate in concomitanza, dei sostenitori del governo e di chi invece chiede l’arresto di Lula e le dimissioni di Dilma. Oltre 350 mila persone sono scese in piazza in almeno 15 Stati e nel Distretto federale. Il corteo più consistente è stato a San Paolo dove la polizia è intervenuta usando gas al peperoncino sulla folla. Già nella mattinata di venerdì era dovuto intervenire il nucleo antisommossa della polizia militare con idranti e granate stordenti per disperdere i manifestanti che avevano occupato per quasi 48 ore consecutive l’Avenida Paulista, una delle strade più importanti della città, chiedendo le dimissioni di Rousseff.

Presente invece alla manifestazione a favore della presidente anche Lula. La sua partecipazione è stata incerta fino all’ultimo minuto, anche a causa della battaglia di provvedimenti giudiziari attorno alla sua nomina.

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