Ci sono persone che si collocano di fianco alla nostra vita e hanno fatto da sfondo ai nostri venti, trenta, quarant’anni. Quando incontro per la prima volta Domiziana Giordano le dico: “Sembra di guardarmi in uno specchio”. Stessa massa di capelli ondulati, i suoi con nuance al rosso-tiziano  e carnagione più lattea. Da allora ci scambiano per sorelle. Praticamente separate alla nascita. Lei più famosa, più glamour, diventa attrice impegnata con Nostalghia del maestro russo Andrej Tarkovskij  e con Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard. Quando Maurizio Cattelan un paio di mesi fa ha incrociato Domiziana alla Fondazione Prada le si è letteralmente gettato ai piedi (giuro, visto con i miei occhi): “Ho visto 30 volte il film del grande maestro. Sei il mio mito”.

La carriera di Domiziana è stata dir poco eclettica: ha interpretato il ruolo di una paziente schizofrenica in Zina di di Ken McMullen con Jan McKellen, è stata la protagonista (invidiatissima) con Alain Delon in Nouvelle Vague. Poi è arrivata Intervista col vampiro di Neil Jordan con cast hollywoodiano composto da Tom Cruise, Brad Pitt e Antonio Banderas. E Mario e il mago di e con Klaus Maria Brandauer.

Niente male. Dopo aver lasciato gli studi di architettura si iscrive all’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico e poi allo Stella Adler Studio di New York. Nel frattempo Domiziana continua a lavorare come artista e sperimenta le nuove tecnologie. Nel 1998 apre ante-litteram un sito Internet di net art. Nel 2000 inaugura la sua prima mostra on line. E partecipa due volte al Fuori Biennale di Venezia.

Nel 2006 la parentesi mediaticamente “tritacarne” del reality show L’isola dei famosi in cui avrebbe dovuto portare un lavoro commentato in studio da un noto critico d’arte. Una volta sull’isola, però, il programma le stravolge i piani. A quel punto Domiziana lascia l’isola e se ne torna in Italia. Intanto si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera e si laurea in scultura a pieni voti. Il suo punto di partenza è stato l’aforisma oscarwildiano: “La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita”. E ieri ha inaugurato il suo feudo artistico in via Negroli curando la mostra “L’impegno della leggerezza“, con Alberto Sorbelli e Erica Kimberly Lizzori.

La leggerezza è un punto di arrivo. Qualità così pura e semplice nella sua essenza, ma così rara e difficile da conquistare. L’esigenza degli artisti è la riflessione sulla necessità di un costante impegno per arrivare a un obiettivo comune: quello di sfuggire alla pesantezza e all’inerzia. Leggerezza non è inconsistenza: “Bisogna essere come un uccello non come una piuma”, ci ricorda Paul Valery.
Nel parterre concettual-chic brillavano d’intelletto Massimo Kaufmann, Carlo Bernardini, Elena Quarestani, Laura Cherubini, Aldo Cibic, Antonio Guccione, Laura Morino e Saverio Palatella.
@januariapiromal

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